Tirando le somme del Festival Internazionale del Cinema di Roma
Giunto alla sua terza edizione, e caratterizzato da una diversa gestione, ci sono state diverse novità quali il nuovo sistema di premiazione, che ha sostituito la giuria popolare presieduta da un regista, con il pubblico pagante, affiancato però, per volere del presidente, da una seconda giuria composta da critici di fama internazionale, e la totale assenza delle grandi produzioni holliwoodiane che avevano caratterizzato la kermesse nelle edizioni precedenti.
Come nel migliore dei copioni, i giudizi di critica e pubblico si sono divisi, pur prediligendo entrambi due film dai forti connotati politici e sociali.
Si è aggiudicato il Marc’Aurelio d’oro del pubblico la pellicola dell’italiano Giacomo Battiato, Resolution 819, film sulla strage dimenticata di Serebrennica nel 1995, durante la guerra dei Balcani e segnato dalla colonna sonora di un grande maestro quale Ennio Morricone.
La critica ha mostrato predilezione per un’altra guerra, quella dell’oppio in Afghanistan, narrata da Siddiq Barmak in Opium War.
Gina Lollobrigida e Al Pacino (in rappresentanza dell’Actor studio) sono stati i due attori che hanno goduto dell’onorificenza del Marc’Aurelio d’oro alla carriera.
Tra le sorprese del festival possiamo annoverare due produzioni italiane: il noir “Il passato è una terra straniera” di Daniele Vicari, che ha goduto del plauso della critica , e “Si può fare”, diretto da Giulio Manfredonia ed interpretato da Claudio Bisio, che ha ricevuto una vera e propria ovazione dal pubblico.
Toccante la proiezione del terzo capitolo del documentario di Gil Rossellini (Kill Gil vol. 2 e ½) dedicato alla sua malattia invalidante. Strappato alla vita prematuramente, non ce l’ha fatta a presentare il suo lavoro.
(M. G.)