Radiohead The King of Limbs
Recensire The King of Limbs, nuovo disco dei Radiohead, è difficile tanto quanto è stato aspettarlo. Il quintetto di Oxford ha aspettato ben quattro anni (troppi dal precedente In Rainbows) per dare alle stampe un nuovo lavoro. In questi anni, certo, i Radiohead non sono stati con le mani in mano – dal 2007 ad oggi sono passati i dischi solistici di Thom Yorke e di Phil Selway, i lavori di Jonny Greenwood (fra composizioni classiche e colonne sonore cinematografiche) ed ovviamente vari giri del mondo per la promozione di In Rainbows – ma il tempo ha contribuito ad aumentare le già importanti aspettative che riguardano ogni nuovo album della band.
The King of Limbs, con una manovra da aspettarsi solo da un gruppo come i Radiohead, è stato annunciato soltanto cinque giorni prima della release ufficiale: il 19 Febbraio è stato reso disponibile in formato digitale, mentre a Maggio comincerà la spedizione di un prelibato cofanetto comprendente due vinili da 10′, il CD ed una lunga serie di foto ed artwork vari (se ne aspettano più di seicento!) per quello che è presentato come il primo “newspaper album” della storia – offerto, fra l’altro, ad un prezzo molto competitivo: 36 o 39 euro, che includono la spedizione e l’album in digitale (tre euro separano il formato digitale in mp3 da quello in wma).
Qualcuno, però, ha cominciato a storcere il naso già nell’apprendere il minutaggio del disco: i trentasette minuti in cui si susseguono le otto tracce di The King of Limbs ne fanno l’album più breve della discografia del gruppo inglese.
Queste otto tracce posso essere facilmente divise in due gruppi, con un inizio più sperimentale ed un finale votato alla più canonica forma-canzone. A fare da spartiacque, il primo singolo Lotus Flower, pezzo elettronico ma “quadrato” e cantabile. È comunque nei pezzi più raccolti ed intimistici che, per chi scrive, si trovano gli episodi più interessanti del disco: e se Codex potrebbe essere la coda di Pyramid Song, Give up the Ghost è una meravigliosa ballada acustica – canzoni che ricordano molto l’atmosfera di Amnesiac.
In definitiva, The King of Limbs è un ottimo disco, forse però non all’altezza dei precedenti: i Radiohead sono i Radiohead, da loro ci si aspetta sempre di più.
Un disco difficile da approcciare, che necessita di un buon numero d’ascolti per essere metabolizzato ed apprezzato. Un disco che, in ogni caso, dividerà e farà parlare di sé, nel bene e nel male.