Passione e ossessione per il cinema
La notte degli Oscar. Steven Spielberg legge il nome del vincitore. Il suo nome. E poi la sveglia, la madre che lo riporta alla realtà ricordandogli che se si alza tardi perderà il treno per andare all’università. Comincia così il “Diario di un cinemaniaco di provincia” di Alessandro Ticozzi.
E subito si capisce come la passione per il cinema sia per lui una vera e propria ossessione. L’università, la tesi su Alberto Sordi, la scuola di regia, il laboratorio di videoscrittura. Tutto il libro trabocca di citazioni, riferimenti, dal Settimo Sigillo di Bergman a Ritorno al Futuro, passando per Profondo Rosso e per l’avversione verso i commessi di Blockbuster, inesperti e freddi e senza alcun amore per il cinema.
Ticozzi in tutto il suo libro racconta suggestioni, desideri, scene tratte da film che gli sembra di vivere nella realtà o che perlomeno vorrebbe accadessero anche a lui. Ma questo diario è anche un ritratto, uno spaccato, della provincia italiana di oggi.
La storia del proprietario di un sexybar italiano, un matrimonio tra un commerciante e una ex miss molto più giovane che sembra ricordare la canzone di Cocciante “Bella senz’anima”, riferimenti a vallettopoli, ed una madre tipicamente chioccia, ingombrante e onnipresente, che nonostante questo suo modo di fare, ignora quasi del tutto la passione del figlio.
“Diario di un cinemaniaco di provincia”, edito da Fermenti è la seconda pubblicazione di Alessandro Ticozzi.
F. P.