“L'uomo nero” di Sergio Rubini
Quanti di voi sono stati minacciati in tenera età dai genitori di essere portati dall’uomo nero? Probabilmente tutti, dopo una mascalzonata, hanno sentito questa frase che metteva tanta paura. E proprio partendo da questa “credenza” che si sviluppa l’ultimo film del sempre più istrionico Sergio Rubini.
Il regista narra la storia di Gabriele Rossetti, uno dei tanti figli del sud emigrati all’estero che torna in terra pugliese per assistere il padre, interpretato dallo stesso Rubini, al capezzale pochi attimi prima di morire.
Il ritorno consentirà a Gabriele di ricordare il passato, il suo rapporto con i genitori, l’educazione sessuale impartita dallo zio Pinuccio e l’ uomo nero che tanto lo terrorizzava. Ma i ricordi mettono soprattutto in luce una realtà, quella del piccolo paese pugliese, dove l’ignoranza e l’arroganza dei cosiddetti signori del posto si scontra con la fantasia e genialità dei bambini di strada, capaci di lasciare un intero paese al buio.
Dopo “La Terra”, Rubini torna nuovamente nella sua Puglia e probabilmente realizza una delle sue migliori pellicole. La precisione dei dettagli e dei colori riescono a far immergere completamente lo spettatore nella campagna salentina. Ma il merito è anche di aver realizzato un film corposo, con una forte struttura e grandi colpi di scena che forse mancavano nei suoi precedenti lavori.
Se poi aggiungiamo una perfetta intepretazione del ricco cast, che va da Valeria Golino, Fabrizio Gifuni e Riccardo Scamarcio ad Anna Falchi e Maurizio Micheli allora il risultato è garantito.
(A. D. M. )