L’Italia ipnotizzata dalla “Haka”
Affascinanti, impressionanti, troppo forti questi neozelandesi, ma è comunque una bella Italia che cade allo stadio “Olimpico” di Roma davanti a 75mila spettatori. Finisce 10-42, ma agli azzurri va riconosciuto il primo tempo più coraggioso e concreto mai visto da tantissimi anni.
Il passivo è netto, ma i ragazzi di Brunel hanno giocato una ottima partita soprattutto nel primo tempo, quando hanno dato filo da torcere ai neozelandesi , che nella ripresa hanno dilagato con i calci piazzati di Cruden e con ben quattro mete. La diga azzurra ha retto fino a dodici minuti dal termine e il primo tempo può essere catalogato tra i migliori della storia della nazionale. Tutti si gettano giocandosela sul piano fisico e, a forza di gioco alla mano, gli azzurri tengono nei loro cinque metri gli All Blacks in crisi, soprattutto quando al 26esimo arriva la meta di Sgarbi. Solo quella però non basta.
Parisse e compagni hanno mantenuto la parola: sia placcando ogni missile nero che si muoveva sul campo, sia variando il gioco con penetrazioni e azioni alla mano. Se gli azzurri giocheranno come hanno fatto nel primo tempo, nel prossimo “Torneo delle Sei Nazioni” potranno togliersi grandi soddisfazioni.
La curiosità di giornata però è tutta verso il gruppo neozelandese. Il loro modo di imporre gioco, la loro danza, il loro canto, sono segni ben apprezzati dal pubblico di casa, qualsiasi stadio sia. Un buon modo, per destare apprezzamenti in tutto il mondo e soprattutto per farci capire i veri valori dello sport. Ma in fondo, cos’è che vogliono trasmetterci?
Occhi dilatati, “linguacce” in segno di sfida, movimenti sincronizzanti che creano determinazione e sicurezza, sono questi gli elementi singolari della “Haka”, danza tipica del popolo maori, resa celebre dalla squadra neozelandese di rugby degli All Blacks. Le parole, suggerite prima dal giocatore più anziano in rosa, servono non solo ad incitare chi si appresta ad eseguire il ballo, ma anche a ricordare loro il comportamento da tenere nel corso della danza. Il tono con cui viene urlato il ritornello, che è poi lo stesso tenuto nel corso di tutta l’esibizione, è aggressivo, feroce e brutale, destinato a caricare il gruppo e poi ipnotizzare quello avversario ovviamente.
“Haka” significa “accendere il respiro”, da HA (soffio) e KA (infiammare), ed è una danza tesa ad impressionare, o comunque comunicare in modo incisivo e forte la propria aggressività. Il testo della “Ka Mate”, canzone ripetuta durante la danza, non ha ovviamente, una connessione con questo sport, ma risale alla tradizione maori come tutti gli altri.
M. D. S.