"Libertà" di Jonathan Franzen. Un classico del nostro tempo
Sono pochi i casi in cui pubblico e critica vanno a braccetto, acclamando con successo di vendita e recensioni entusiaste l’opera di uno scrittore al suo terzo libro.
È successo a Jonathan Franzen, romanziere americano, originario del Missouri, newyorkese di adozione, già autore de Le correzioni, osannato dalla critica soprattutto negli Stati Uniti.
A ben nove anni da quel primo successo, l’estate scorsa è uscito negli Stati Uniti l’attesissimo Libertà, che – come Le correzioni – è la storia di una famiglia della borghesia urbana americana, lungo tre generazioni, dell’ascesa fino all’inevitabile e inarrestabile declino. Il successo negli Stati Uniti è aumentato al diffondersi della notizia che anche il presidente Obama ha letto il romanzo durante le scorse vacanze estive.
Il romanzo di Franzen si interroga sulla libertà e sulla felicità, allargando e restringendo continuamente la focalizzazione dal singolo personaggio – i membri della famiglia Berglund – alla collettività, dando vita a un romanzo di ampio respiro. Non mancano le caratteristiche dello stile che erano già nel precedente romanzo, dall’ironia spietata al gusto del dettaglio.
Libertà è stato definito “un capolavoro” dal New York Times Book Review, “l’opera di un genio” dal New York Magazine, mentre il Time ha dedicato la sua copertina a Franzen (privilegio rarissimo per uno scrittore) con il titolo “Great American Novelist”.
Pubblicato tre settimane fa da Einaudi nei Supercoralli con l’ottima traduzione di Silvia Pareschi, e già ben piazzato in classifica, Libertà è uno di quei rari romanzi del presente in grado di dare del tu ai classici.
S. D. B.