Nel cuore di Parigi, fra gli appartamenti di un elegante palazzo in rue de Grenelle, si apre una finestra nella vita di una portinaia e di una dodicenne fuori dal comune che intessono la trama de L’eleganza del riccio, (Mondadori, pp. 319, € 14,40), forse il romanzo più riuscito di Muriel Burbery.
Protagonista della commedia è una società vuota e cinica all’interno della quale si agitano, come leoni in gabbia, le rare anime di Renee e Paloma. La prima è una portinaia che fa di tutto per vestire i panni di una comune donna sulla cinquantina, scorbutica quanto basta e abbastanza devota al tubo catodico da far credere a tutti di trascorrere tra la poltrona e il telecomando la propria esistenza. La seconda, una dodicenne con tendenze suicide, allo stesso modo recita un ruolo mostrando di sé solo il lato più comune e stereotipato della sua età.
Entrambe condividono invece una rara intelligenza, una nobiltà d’animo e una passione per la Bellezza, quella vera, quella che dona ancora speranza per chi vive in un mondo ormai figlio di una sottocultura che minaccia l’esistenza stessa della specie umana.
E come ogni storia che si rispetti porta con sé sempre l’alone del cambiamento: anche qui l’arrivo del misterioso Messier Ozu porterà scompiglio da provocare la rinascita del desiderio di vivere nel cuore delle due. Anche se in maniera del tutto diversa e inaspettata.
Da leggere d’un fiato, questa commedia coinvolgerà tutti gli amanti della cultura orientale, dell’arte culinaria e della filosofia declinata in tutte le sue possibili varianti.
(R. S. B. )