La vita al contrario secondo Fincher


«La vita sarebbe infinitamente più felice se solo potessimo nascere a 80 anni e gradualmente raggiungere i 18» disse una volta Mark Twain. 

Questa battuta accese l’immaginazione di Francis Scott Fitzgerald, che decise di ricavarne un breve racconto al quale oggi si ispira l’omonimo film “Il curioso caso di Benjamin Button”.

La notte della fine della Grande Guerra viene al mondo Benjamin. É un neonato anormale: artrite, cataratta, la pelle raggrinzita. La mente di un ragazzino nel corpo di un ottantenne.

L’inarrestabile fluire del tempo, i fasti della giovinezza, la decadenza del corpo, l’angoscia di invecchiare sono tematiche che affliggono l’umanità da tempo immemore, ma cosa accade se il corso naturale della vita si inverte e ci si trova a nascere già vecchi per ringiovanire gradualmente con l’età mentre i tuoi affetti subiscono lentamente il declino del tempo che passa?

Eric Roth, già sceneggiatore per Forrest Gump con il quale questo film sembra avere molti punti in comune, David Fincher regista di Fight Club, Brad Pitt e Cate Blanchett nei panni rispettivamente di Benjamin e Daisy, provano a raccontarcelo.

La pellicola, che ha avuto ben 13 nomination agli Oscar, è il dolce racconto della straordinaria vita di Benjamin e l’amaro ritratto della caducità dell’esistenza. È una lezione di vita o forse la lezione della vita: «Non è mai troppo tardi, o troppo presto per essere quello che vuoi essere».

Benjamin Button ci insegna che il destino può avere in serbo per noi qualunque cosa, che mai le differenze o il tempo potranno impedirci di vivere la vita che per noi desideriamo e che, nel bene e nel male esiste sempre la possibilità di ricominciare da zero.

(M. G.)