La giovane maturità dei Red Hot
I Red Hot Chili Peppers escono ufficialmente dal più lungo periodo di inattività della loro storia., pubblicato lo scorso 26 agosto, arriva a ben sei anni di distanza da Stadium Arcadium, miscela e sintesi di tutti gli stili e le influenze che avevano caratterizzato l’evoluzione del quartetto californiano.
John Frusciante ha di nuovo abbandonato il gruppo. All’orecchio di un fan non sfugge la mancanza dei suoi riff di chitarra, ma il nuovo arrivato Josh Klinghoffer (peraltro amico di Frusciante, col quale ha pure inciso dei dischi) si mostra in perfetta sintonia, forse avvantaggiato dall’aver già lavorato con la band durante l’ultimo tour.
Meno giri funky, più svisate che completano l’ossatura delle canzoni. Il nuovo chitarrista, insomma, ricama bene sul sound dell’album. Flea ci mette la sua solita energia e Chad Smith è procede con la sua inconfondibile sezione ritmica.
Inconfondibile resta, come sempre, la voce di Anthony Kiedis: una parlantina, originatasi su radici hip-hop e fattasi via via sempre più canto, che assume spesso i connotati di un secondo basso.
Il nuovo disco dei Red Hot Chili Peppers mostra la loro nuova personalità. La loro musica oggi è forse meno innovativa e incendiaria rispetto al passato, ma è di buona qualità. L’irruenza e la sfacciataggine sono state sostituite dall’esperienza.
L. P.