La Finestra sul Cortile


Nel 1962 Truffaut lo definì “un film sul cinema”. E “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchcock è anche una delle pellicole più interessanti di tutta la filmografia del maestro del giallo, con un cast stellare: James Stewart, Grace Kelly e Raymond Burr.

Tratto dal racconto omonimo di Cornell Woolrich, il film è la storia di un fotoreporter di grande successo, L.B. Jeffries, bloccato nel suo appartamento a causa di una frattura alla gamba.

Annoiato decide di servirsi dei suoi strumenti di lavoro, binocoli e teleobiettivi, per “spiare” i suoi vicini e rendere la convalescenza meno monotona. A fargli compagnia c’è anche la fidanzata Lisa Freemont che durante le sue visite cerca di convincerlo a sposarla.

Una notte, però, un grido di donna, proveniente dalla casa dei vicini Thorwald, sveglia Jeffries. Da buon fotoreporter capisce di trovarsi di fronte ad un omicidio e, con l’aiuto di Lisa, cerca di incastrare il colpevole, anche se non può contare sulle sue gambe ma solo sul suo teleobiettivo.

“La finestra sul cortile” è un giallo indubbiamente particolare e realizzato con grande maestria. Riesce come pochi altri lavori a far calare totalmente lo spettatore nel personaggio. Noi vediamo ciò che vede Jeffries, procediamo come procede lui, capiamo le cose nello stesso momento in cui le dice. Ci sentiamo soffocare dalla immobilità della poltrona, così come la sedia a rotelle imprigiona James Stewart.

Ma il regista introduce anche tanti altri argomenti: ad esempio il “vouyerismo”, spinto qui fino alle conseguenze più gravi. E questo anche senza l’aiuto di una colonna sonora o di effetti speciali, ma solo con il grande uso dell’immagine, quella giusta, che solo Hitchcock ha saputo usare così.

A. D. M.