“La fabbrica dell'obbedienza”. Il nuovo libro di Ermanno Rea
“Non sono uno storico né un saggista: il mio è un libro-sfogo, legittimamente disordinato, che non esita qua e là a farsi favola, immaginando un mitico passato di glorie, durante il quale l’Italia fu la civiltà e gli altri si chiamarono barbari”.
Così parla Ermanno Rea in un’intervista alla redazione del sito della Feltrinelli, la casa editrice con la quale ha appena pubblicato il suo ultimo libro: “La fabbrica dell’obbedienza”.
Servili, bugiardi, fragili, opportunisti: il mondo continua a osservarci stupito e a chiedersi donde provengano, negli italiani, tante riprovevoli inclinazioni, tanta superficialità etica e tanta mancanza di senso di responsabilità.
Ermanno Rea ci guida alla ricerca delle origini stesse della “malattia”, la fabbrica dell’obbedienza, che da oltre quattro secoli continua a produrre la sua merce pregiata: il consenso illimitato verso ogni forma di potere.
Napoletano, nato nel 1927, giornalista e scrittore, Ermanno Rea mescola nei suoi libri l’attitudine del cronista, la riflessione saggistica e le vicende romanzesche.
“La fabbrica dell’obbedienza” è allo stesso tempo un saggio, un pamphlet, un’invettiva e un manifesto: l’anziano scrittore ci invita alla riflessione, al pensiero critico, alla ricognizione storica, raccontandoci il lato oscuro e complice degli italiani.
S.D.B.