La bicicletta verde, una critica al tradizionalismo maschilista della società araba
È in uscita nelle sale italiane “La bicicletta verde”, un piccolo capolavoro della prima regista saudita donna, Haifaa al Mansour.
Si tratta del suo primo lungometraggio, presentato al festival di Venezia, dove ha riscosso tanti pareri positivi.
Il film ha come protagonista Wadjda, una ragazzina di 10 anni della periferia di Riyad, interpretata dall’esordiente Waad Mohammed.
La sua esuberanza collide in maniera evidente con una comunità fin troppo tradizionalista come quella araba. Una cultura che vieta alle donne, seppur in modo informale, diritti elementari, come cantare in pubblico o andare in bicicletta.
Proprio una bicicletta verde, ammirata da Wadjda in un negozio del suo quartiere, rappresenterà il cruccio maggiore della ragazzina, desiderosa di sfidare l’amico Abdullah in una gara su due ruote.
Il rifiuto perentorio della madre, ossequiosa delle convenzioni locali, non è un ostacolo per la piccola, anzi, è il motivo che la spinge a trovare strade alternative per l’agognato acquisto.
Per racimolare qualche spicciolo, dapprima funge da corriere ad una coppia d’innamorati, in seguito partecipa ad un concorso scolastico con in palio una consistente somma di denaro.
La tenacia della piccola Wadjda, che si ribella a delle regole troppo costrittive per il suo animo spensierato, rappresenta un piccolo monito per il mondo femminile arabo, affinchè quell’emancipazione tanto agognata, non rimanga una chimera, ma diventi una conquista, passo dopo passo, proprio come una bicicletta verde. Verde speranza.
Do. Tre.