Eroi e uomini, il 6 Nazioni di rugby

Il 6 Nazioni è il torneo più antico della storia del rugby, ed è una competizione portatrice di tanti valori. Il suo prestigio sta nello sprigionare una magia che avvolge i campi dove le nazionali si sfidano. 

L’odore dell’erba pestata, il rumore dei tacchetti delle scarpette dei giocatori quando escono dagli spogliatoi, le lacrime dei tifosi e dei giocatori mentre cantano il proprio inno, le immagini dei supporter di squadre opposte che si abbracciano, la voglia di difendere l’onore, l’orgoglio e la dignità del proprio paese attraverso la palla ovale.

Una meta nel 6 Nazioni dà gioie che solo poche competizioni sono in grado di offrire, così come un placcaggio e una mischia.

Gli stadi sono come dei templi: Twickenham a Londra, il Millenium di Cardiff, il Lansdowne Road di Dublino (anche se attualmente l’Irlanda gioca al Crocke Park), il Murrayfield di Edimburgo, il Parc des Princes di Parigi ed il nostro Flaminio di Roma sono sempre pieni e traspirano un’atmosfera quasi "sacra".

Il 6 Nazioni ha origine nel lontano 1883, e vi partecipavano soltanto le nazioni britanniche. In seguito nel 1910 diventa 5 Nazioni con l’ingresso della Francia nel torneo. Infine, grazie a tanti risultati importanti (in particolare una vittoria a Dublino contro l’Irlanda ed a Grenoble contro la Francia) nel 2000 il torneo cambia ancora nome, diventando appunto delle 6 Nazioni, con l’ingresso della nostra nazionale. 

L’attuale nazionale campione in carica è il Galles squadra rinata grazie alla cura del neozelandese Gatland, che è stato in grado di risvegliare i "dragoni gallesi" dandogli gioco, spettacolo e fisicità. 

L’Inghilterra inaugura la nuova stagione di Martin Johnson ex giocatore e capitano di mille battaglie con la sua nazionale, l’ultima fu la vittoria della coppa del mondo contro l’Australia a Sidney nel 2003. 

Johnson vuole far rifiorire la rosa rossa di Lancaster, decisamente assopita negli ultimi anni. Lo stesso fa la Francia che in panchina ha per il secondo anno consecutivo Lievremont, anch’egli un ex giocatore che ha il merito di lanciare molti giovani promettenti. Riuscirà anche a ri-lanciare il famoso e spumeggiante rugby champagne dei galletti transalpini?     

L’Irlanda aspetta che il capitano e stella, Brian O’Drisoll, torni quello dei tempi migliori, e magari il nuovo allenatore, Kidney, ci riuscirà.

La Scozia di Hadden cercherà di rendere la vita difficile a tutti attraverso l’orgoglio dei suoi giocatori, ma il difficile sarà riuscire a non arrivare a zero punti. 

Per quanto riguarda l’Italia speriamo di migliorare e riprenderci dalla sconfitta di sabato scorso. Si punta su più vittorie possibili, magari anche in trasferta, confermando lo sviluppo che il rugby sta avendo nel nostro paese durante questi ultimi anni.

I titoli messi in palio oltre al trofeo per chi vince il torneo sono: la Triple Crown per la nazionale britannica che batte tutte le altre, Grande Slam per chi vince tutte le partite, Calcutta Cup tra chi vince fra Inghilterra e Scozia, Millenium Trophy per chi vince tra Inghilterra ed Irlanda, Trofeo Garibaldi tra chi vince fra Italia e Francia, ed il Cucchiaio di Legno per chi arriva ultimo con zero punti. 

Nel 6 Nazioni vivono le rivalità storiche, in particolare tra quelle britanniche, ma è da sottolineare anche che l’Irlanda del rugby è l’unica nazionale irlandese a non essere divisa. Non esiste un’Irlanda cattolica ed un’Irlanda protestante, ma un’unica nazione unita sotto una stessa bandiera. Questo è lo spirito del rugby, questo è lo spirito del 6 Nazioni.

(A. A.)