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Domani nella battaglia pensa a me

Pochi sono i libri la cui intima forza esplode dopo le prime parole: “Nessuno pensa mai che potrebbe ritrovarsi con una morta tra le braccia e non rivedere mai più il viso di cui ricorda il nome”. Una citazione dal Riccardo III di Shakespeare dà il titolo al capolavoro di Javier Marias, e ne costituisce l’ossatura, insieme alla scena dalla quale è tratta: Domani nella battaglia pensa a me, edito da Einaudi.
Victor è il testimone involontario di una morte assurda che l’imprevedibilità degli eventi gli pone davanti: il caso che insensibilmente costringerà la sua esistenza di fantasma borghese ad intrecciarsi ai destini di personaggi sfuggenti. Vittima dell’incantamento di un mistero tanto improvviso quanto casuale, non avrà altra scelta che rimanervi ancorato, tentando di spiegare agli altri ciò che non può spiegare a sé stesso, in cui il racconto di ciò che è accaduto si mescola in modo immaginifico a ciò che avrebbe potuto essere.
La carica emotiva è innestata silenziosamente: le citazioni dal testo di Shakespeare, lo stile serrato, le ripetizioni di concetti, nomi, luoghi fanno del libro una cassa di echi e risonanze, la cui spettralità è temperata dalla ironica indulgenza dell’autore verso i suoi personaggi: splendidamente tratteggiati, colti in poche immagini reiterate nel corso della narrazione.
Ma è questa l’unica certezza. Nemmeno un finale fin troppo consolatorio, o almeno chiuso, quasi a voler dare una forma a ciò che fluisce in maniera incontrollata, riesce a distogliere l’attenzione dall’inganno nel quale ci siamo immersi.

A. V.

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