Day & Age – The Killers. Quando il rock muore nelle sue ceneri
Il 2001 è senza dubbio la data attorno cui ruota tutta la storia di questo decennio che va concludendosi. E le ragioni non sono solo quelle ovvie, politiche. Era infatti il 2001 quando cinque ragazzi di New York fecero rinascere il rock’n’roll dalla sua ennesima morte. Una storia che si ripete ciclicamente ogni fine decennio. Loro erano gli Stokes, e l’album della redenzione Is this it: 35 minuti di semplice rock’n’roll, 35 minuti di chitarre sparate al massimo volume che riscattavano la musica dall’imbarazzante periodo delle boy band che aveva segnato l’ultimo scorcio degli anni ‘90.
A quell’album seguirono, nel giro di pochi mesi, la nascita di numerose band, tutte con la caratteristica comune di un ritorno alle sonorità della new wave che collegava gli anni ’70 agli ’80.
In questo panorama, si inserirono nel 2004 i Killers, con un album Hot Fuss, che si rifaceva in maniera più esplicita di altre band ad un certo tipo di sound anni ’80. Il modello era uno strano ibrido tra Duran Duran e U2: il patinato e l’epica insieme. Come nella migliore attitudine postmoderna non c’era un centro gravitazionale, ma una moltitudine di riferimenti attorno cui ruotare e danzare, vertiginosamente. Il senso di questa musica era di trovare la bellezza nella leggerezza. Hot Fuss ci riusciva pienamente.
L’ultimo capitolo della band di Las Vegas, Day & Age, fallisce invece miseramente, prestandosi ad essere l’ideale capitolo finale di questo decennio musicale.
Prodotto da Stuart Prince, già al lavoro con gli ultimi successi di Madonna, Day & Age è un album kitsch, che vira verso la vuota magniloquenza dei Muse e degli ultimi U2.
Musica senz’anima, che fa battere il piede ma non il cuore. Leggerezza non come sentimento, ma come mancanza di peso perché priva di contenuti. Bisogna ammetterlo: nessuna band – complice il nome – si presta meglio dei Killers a decretare la fine questo decennio musicale. Ma si sa: il rock è una fenice, e non impiega molto a rinascere dalle sue ceneri.
(G. d. B.)