Carmina Burana: il latino che incanta

Un evento eccezionale quello dei Carmina Burana di Carl Orff, tornati a Napoli sabato 3 maggio nell’incantevole Maschio Angioino, che ha registrato il tutto esaurito, lasciando anche più di duecento fan fuori i cancelli del castello.

Un’affluenza eccezionale per uno tra gli eventi più attesi del “Maggio dei monumenti”, iniziativa per favorire un dialogo diretto tra cultura e pubblico. I carmina burana sono testi latini musicati nel 1937 su una raccolta di testi medievali conservati in un monastero benedettino della Baviera e godono sin dal loro apparire di un successo travolgente.

Attraverso ritmi trascinanti e atmosfere cariche di pathos, vengono narrate storie di amore, goliardia, dolore e morte; il tutto legato dal tempo che passa inesorabilmente e con essa la “Sorte, come la Luna mutevole”, tratto dal famoso brano “Fortuna Imperatrix Mundi”, che con queste parole apre e chiude il concerto.

I carmina burana sono testi poetici contenuti in un importante manoscritto del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis, proveniente dal convento di Benediktbeuern (l’antica Bura Sancti Benedicti fondata attorno il 740 da San Bonifacio nei pressi di Bad Tölz in Baviera) e attualmente custodito nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera.

Da qui hanno preso il nome, e l’ispirazione.
Una rappresentazione unica che ha visto sul palco più di 240 esecutori fra solisti, orchestrali e coristi  guidati dal Direttore d’orchestra Carmelo Columbro.

(L. D. M.)