Nell’agosto del 2006, nel corso di una guerra combattuta da Israele contro Hezbollah in Libano, muore colpito da un missile anticarro Uri, figlio del celebre scrittore è il libro edito da Mondadori in cui l’autore scava nelle profondità del dolore di un lutto, e lo fa attraverso una narrazione a più voci, in una città immaginaria.
Un padre decide di affrontare a viso aperto il proprio passato e va a cercare il figlio morto in un luogo al di là della valle, che egli chiama “laggiù”, in quel luogo in cui le terre dei vivi e degli estinti confinano. La madre resta tra le mura domestiche, per non rivivere una seconda volta la straziante perdita.
Tutti i personaggi sono accomunati dall’elaborazione del lutto: una levatrice, un ciabattino, un anziano maestro di aritmetica in balia del ricordo del figlio suicidatosi e la tragica e al contempo straordinaria figura che in città chiamano Centauro: uno scrittore metà uomo metà scrivania che accumula in casa qualunque oggetto dal figlio ucciso. Scrivere è l’unica maniera che conosce per potersi rapportare a quella sofferenza, il solo modo per poterla descrivere nella sua assurdità al di fuori della comprensibilità umana.
Grossman, dopo La lingua speciale di Uri, torna a confrontarsi con il tema della morte, attraverso una narrazione scarna e lirica che restituisce in tutta la sua consistenza il vuoto della perdita e l’inanità che solca un’esistenza segnata dal lutto.
C. S.