Brett Anderson live al Classico Village
C’erano una volta i Beatles e i Rolling Stones, i Kinks e gli Who. L’America, che il Rock’n’Roll lo aveva creato, si vide invadere da un’ondata di melodie e chitarre made in Britain.
Erano gli anni della “British invasion”, appunto, caratterizzata dalla continua ricerca della melodia perfetta. Poi vennero i Sex Pistols e la melodia si fece rumore.
Nel mezzo c’era stato David Bowie e il suo Ziggy Stardust.
Maggio 1992: una giovane band londinese, i Suede, lancia il singolo The Drowners. La rivista musicale Select presenta il leader della band, Brett Anderson avvolto nella Union Jack.
Il claim recita: “Yankess go home”, in riferimento all’ondata grunge proveniente da Seattle. È l’inizio ufficiale della scena Brit-Pop, caratterizzata da un rinnovato interesse per la melodia perfetta. Insieme a band come Oasis, Blur e Pulp, i Suede furono gli artefici delle nuova British Invasion.
Il Classico Village di Roma, venerdì 7 dicembre, ha fatto da cornice all’esibizione di Brett Anderson nella sua nuova veste di solista.
Dimessi i panni dell’androgino leader dei Suede, l’autore inglese si presenta in un’intima esibizione acustica, in sintonia con la nuova strada musicale intrapresa più vicina alle atmosfere da camera di Nick Drake che agli inni Brit-Pop.
La scaletta alterna nuovi brani come Love is Dead e Song to my father, a grandi successi dei Suede come Saturday night, The wild ones e So young.
Gli spettatori reagiscono con calore. Il concerto si conclude con Trash, uno degli inni generazionali degli anni ’90, che il pubblico, commosso, canta a squarciagola.
Brett ringrazia, cala il sipario. God save the Queen.
(G. D. B.)