American Gangster
American Gangster è un film di due ore e quaranta, ma l’intervallo arriva inatteso e ti coglie impreparato. Un film d’azione nel quale a distanza si contrappongono due figure speculari, il gangster di classe, legato alla sua famiglia, flemmatico, rispettato da tutti dentro e fuori la sua Harem; e il poliziotto alle prese con il divorzio e l’affidamento del figlio, a cui la sua vita sfugge di mano.
Fino alla fine del film i tuoi uomini sono due compartimenti stagni. Nelle ultime battute il ganster rivolge al poliziotto la sua frasetta ironica “Sei un amico” e fra i due inizia una sinergia forte proprio quanto i due mondi a cui appartengono sono lontani. Il paradosso è trovarsi neanche alla metà del film a stare dalla parte di questo gentelman del narcotraffico. Denzel Washington che sullo schermo è Frank Lucas, il gangster, è perfetto in questo film diretto da Ridley Scott che sfrutta proprio l’espressività del suo volto impassibile. Russel Crowe, l’ex Gladiatore, è invece Richi Roberts nel ruolo del poliziotto incorruttibile.
Le scene del film trovano posto su e giù per l’America, Bronx, Harem, North Carolina. Un’America alle prese con la guerra in Vietnam e tutti gli interessi che gli gravitano intorno, fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ‘70. La violenza è misurata e l’elemento di illegalità attorno a cui ruota tutto il film è la droga, un affare sia per la malavita che per alcuni poliziotti. Per questo poteva avere un non so che di già visto, invece American Gangster trova una sua collocazione originale e appassionante.
(M. S.)