Al teatro Bellini di Napoli, il Balletto di Roma ha portato in scena, in due atti liberamente ispirati alla tragedia di William Shakespeare, “Giulietta e Romeo” con Kledi Kadiu e Noemi Arcangeli, coreografia di Fabrizio Monteverde e musica di Sergej Prokofiev, costumi di Eve Kohler e luci di Carlo Cerri.
L’allestimento di Monteverde, ideato nell’89 per il Balletto di Toscana, ha segnato un momento importante per il teatro di danza italiano. Il coreografo romano scava nel dramma shakespeariano e innalza a protagoniste nuove figure: le due madri dei giovani innamorati.
Da una parte una madre ossessiva e opprimente, dall’altra una madre inchiodata istericamente a una sedia a rotelle, entrambe avvinghiate nel loro odio e silenzio. Sullo sfondo, al posto del balcone, un muro decrepito, simbolo del secondo conflitto mondiale che ha cancellato per sempre l’età dell’innocenza, ma che segna anche la voglia di rinascere.
Una scrittura d’autore di danza originale che scava “rabbiosa” nei sentimenti dei personaggi, fortemente influenzata da echi cinematografici: l’ambientazione e i costumi ci riportano al periodo neorealista di Rossellini e Visconti.
Una Giulietta (Noemi Arcangeli) che incarna il desiderio di sfuggire alle regole della condizione femminile, un Romeo (Kledi Kadiu) solitario, vittima consapevole del desiderio amoroso. Forti e imponenti le figure di Tebaldo (Hektor Budlla) e Mercuzio (Marco Bellone) che muore tragicamente con un realistico effetto a sangue vero.
Un’acuta rivisitazione con una notevole forza espressiva.
(A. P.)