“Il mago di Lublino” di Isaac B. Singer, scrittore polacco vissuto negli Stati Uniti, è un libro di grande spessore, in grado di toccare le note più disparate delle diverse individuali sensibilità.
Scritto in yiddish (una varietà dialettale ebraica) e tradotto in numerose lingue, “Il mago di Lublino” è la storia di un maestro prestigiatore ed esperto dell’arte dell’illusione che pone le sue abilità eccezionali al servizio del crimine e della voluttà, al punto da meritarsi l’appellativo di mago della lussuria.
Ma Yasha, il mago di Lublino, è un protagonista dinamico destinato ad un percorso diverso da quello meschino – ed in fondo banale – della malavita: ad un certo punto del suo percorso egli muta direzione e decide di farsi murare in una stanza della sua casa per espiare i crimini, tanti e pesanti, fin ad allora commessi.
Con il trascorrere del tempo il mago diviene un saggio pensatore, venerato dagli ebrei suoi connazionali vicini e lontani. L’irrequietezza, la sensualità, i dubbi tormentosi, gli abbandoni al piacere e al pentimento ne faranno un carattere esclusivo il cui percorso approderà all’annullamento di sé nella grandezza di Dio. Il libro si trasfigura in una profonda riflessione filosofica delicata e profonda, della quale l’autore sembra essere assolutamente maestro.
Del resto non si può dimenticare quale traccia abbiano lasciato i grandi autori dell’est alla letteratura di ogni tempo.
G. A.