Ungaretti: vita di un uomo

Quando un poeta del calibro di Ungaretti traduce, la traducibilità di cui parla Walter Benjamin sembra assumere significati esegetici e critici assolutamente rivelanti.

Il testo originale è testimone di una tradizione, bagaglio culturale da cui l’Ungaretti poeta attinge; la traduzione è mezzo di una nuova forma creativa che porta l’Ungaretti traduttore in un mondo artistico totalmente differente.

Eppure, come conferma Corrado Bologna, la sostanza verbale dell’Ungaretti poeta e traduttore è la stessa: “ gli scrittori scelti come «antenati» aiutano il poeta a riscattare «dal fondo di notti di memoria» le parole e le forme della tradizione, e con quelle, «recuperate, in vuoto», a comporre”.

Tradizione e traduzione. I due termini rendono appieno l’essenza del nuovo Meridiano Mondadori curato da Carlo Ossola. Vita d’un uomo. Traduzioni poeticheè pubblicato ad un anno di distanza dall’edizione critica e dal commento del primo meridiano ungarettiano (curato dallo stesso poeta).

Nelle traduzioni di Mallarmé, Góngora, Saint-John Perse e Leopardi (in francese) il poeta mostra un volto nuovo, quasi sconosciuto alle nuove generazioni, un volto in cui quel dato meramente e scolasticamente biografico, la sua nascita ad Alessandria d’Egitto, pare assumere connotati letterariamente visibili: un volto in cui il rapporto dialettico tra le lingue illumina la lingua originale senza coprirla, senza farle ombra.

G. S.