“The Joshua Tree”: dopo 20 anni nuova versione del quinto disco degli U2


C’è un luogo nel deserto della California dove i fiori non hanno un nome, dove la terra per chilometri si tinge di rosso e la sabbia non trova mai un fiume che la bagni. C’è soltanto un albero a indicarci che non è quello l’inferno: è l’albero di Joshua, così chiamato dai primi mormoni giunti in America, come a voler paragonare quel luogo alla Terra promessa di Giosuè. La speranza cresce sempre dove c’è disperazione.

All’albero di Joshua pensarono gli U2 nell’87 per dare un luogo alla loro musica. Nacque così The Joshua Tree, il quinto album della band irlandese e uno dei più importanti della storia del Rock’nRoll.
Come le radici dell’albero di Giosuè devono scavare in profondità per raggiungere l’acqua, così le canzoni di The Joshua Tree arrivano nei luoghi più profondi dell’anima, attraversandone tutte le emozioni: dalla primordiale voglia di libertà che spinge a correre “dove le strade non hanno un nome”, in Where the streets have no name appunto, al bisogno mai appagato di conoscere il divino di I still haven’t found what i’m looking for, dalla rabbia e le urla di Bullet the blue sky, all’amore e ai sospiri di With or without you.

Per celebrare il ventesimo anniversario del disco, il 7 dicembre uscirà un cofanetto contenente la versione rimasterizzata dell’album originale, un secondo cd con tutte le b-sides dell’epoca oltre a 5 demo risalenti alle sessioni di registrazione, e un dvd con le riprese del concerto che la band tenne a Parigi durante il tour.

«Abbiamo bisogno di nuovi sogni stanotte» recita il testo di In God’s Country.  Saranno gli U2 a suonarlo per noi.

(G.D.B.)