"Storia di un corpo". Il romanzo sensoriale di Daniel Pennac

Già da qualche settimana è uscito in Italia il nuovo romanzo di Daniel Pennac: “Storia di un corpo”. Un testo che difficilmente rientra nei canoni consueti della narrativa. Si presenta come un diario sui generis che il protagonista tiene dai 12 anni fino alla sua morte.

Non saranno infatti le sue avventure, i suoi dissidi interiori o le sue ideologie a trovare posto in queste pagine; la figlia Lison, alla morte del padre, si troverà tra le mani un regalo del defunto, che scoprirà essere un vero e proprio diario del corpo.

Ed è così che a prendere forma all’interno del romanzo sono le descrizioni minuziose di esperienze fisiche e sensoriali tutte umane. L’io narrante offre il racconto di un’intera esistenza guardata attraverso quel caleidoscopio che è offerto dai sensi.

Viene fuori la narrazione di una vita fatta di pruriti, dolori, profumi, voci, orgasmi, cadute e dormite, esperienze che erroneamente si è soliti legare a bisogni e situazioni quotidiani o triviali, ma che in questo romanzo divengono il ricco e inestimabile bagaglio che caratterizza la vita di ogni uomo.

D’altra parte è proprio la fisicità ad essere forse l’unico elemento che rende uguali tutti gli uomini: nessun individuo potrà mai sottrarsi ad essa.

Il Prof. Pennac riesce a rendere con grande maestria tutte le sensazioni provate dal protagonista, a cominciare dalla paura dell’assalto di un formicaio, descritta a nostro avviso in modo così riuscito da indurre inconsciamente il lettore a grattarsi. È proprio in seguito a questo spiacevole evento che il dodicenne protagonista decide di redigere questo suo diario segreto, al fine di liberarsi di alcune delle sue paure.

I paragrafi in cui si articola il romanzo sono brevi ma puntuali e restituiscono pienamente nella loro concisione l’esperienza dei sensi che il protagonista cerca di offrire all’immaginazione del lettore.
Sebbene inizialmente possa scoraggiare un testo fatto di sole descrizioni, la scrittura di Pennac si dimostra disinvolta e scorrevole anche nell’addentrarsi in certe descrizioni articolate e particolarissime.

Il romanzo appare pertanto una vera scomposizione del reale nelle sue manifestazioni più sincere, crude ed evidenti, nelle quali ognuno di noi potrà riconoscere medesime paure, esperienze e sofferenze proprio in virtù di quella fisicità che ci rende tutti uguali e che, nel bene e nel male, interessa irrimediabilmente le nostre vite.

C.  S.