Quando il Principe compie 500 anni

Un araldo a cavallo proclama il bando di cattura per Niccolò Machiavelli a Firenze; la pubblicazione dei due volumi dell’Enciclopedia Machiavelliana a cura della Treccani; la mostra “Il Principe e il suo tempo” al Vittoriano a partire dall’ultima settimana di aprile. Queste sono solo alcune manifestazioni che avranno luogo nel 2013 per celebrare i 500 anni di un capolavoro della letteratura e del pensiero politico italiano. Parliamo del Principe di Machiavelli che da mezzo millennio è oggetto delle interpretazioni più disparate, di censure, critiche, commenti e di numerose traduzioni che l’hanno reso una delle opere più note del pensiero politico mondiale.

Dato alle stampe per la prima volta nel 1532, la stesura dell’opuscolo era già stata realizzata tra il luglio e il dicembre 1513, quando Machiavelli, abbandonando la stesura dei Discorsi, scrisse di getto il suo “De principatibus”.

Se questa stesura fosse già vicina alla versione definitiva, o se necessitasse di qualcosa in più di un labor limae, è ancora incerto; tuttavia, nella celebre lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513, Machiavelli annunciava di aver composto “uno opuscolo De principatibus, dove io mi profondo quanto io posso nelle cogitationi di questo subbietto, disputando che cosa è principato, di quale spetie sono, come e’ si acquistono, e’ si mantengono, perché e’ si perdono”.

Lucido nella scrittura e nel pensiero, fu per Francesco De Sanctis il primo autore dell’età moderna. L’epoca medievale, volta alla trascendenza era ormai conclusa, Machiavelli volgeva il suo sguardo all’immanenza. Le leggi della politica erano una questione tutta terrena. La sua fiducia nell’esempio degli antichi e nell’esperienza dei contemporanei era tuttavia problematica: agli slanci di ottimismo si affiancavano le delusioni. L’unico strumento per un acuto osservatore era la ragione.

Il Principe non dimostra il suo mezzo millennio: è ancora un’opera attualissima. Eppure è  legatissimo al contesto storico in cui nacque: all’inizio dell’età moderna, della formazione dei grandi stati nazionali europei, e di un’Italia che rimaneva divisa in principati, frammentaria, la voce di Machiavelli era un accorato invito ai potenti affinché si possa creare uno Stato nazionale, un appello quasi profetico affinché l’Italia non diventasse terra di invasori e soccombesse agli stranieri.

Dian. Fer.