Processo a Dio

Al teatro Mercadante di Napoli è andata in scena dal 14 al 25 novembre la versione teatrale di Processo a Dio del giovane autore fiorentino Stefano Massini.

Con la regia di Sergio Fantoni, le musiche di Cesare Picco, i costumi e le scene di Gianfranco Padovani, Ottavia Piccolo con Vittorio Viviani, Silvano Piccardi, Olek Mincer, Marco Cacciola e Francesco Zecca, ha portato in scena, in novanta minuti, l’eccesso del male e la sete di giustizia di un popolo.

Aula del processo il padiglione 41, deposito del campo di concentramento di Lublino-Maidanek. Su una seggiola-trono siede il doppio imputato: il capitano delle SS Reinhard-Dio. Da un lato, l’avvocato d’ufficio, il rabbino di Francoforte, Nachman Biederman, dall’altro l’accusatore Elga Firsch, attrice deportata da Francoforte.
In giuria due anziani ebrei sopravissuti, Solomon e Mordechai. Un giovane, Adek, che scrive l’atto del processo. Cinque i capi d’accusa: schiavitù, sterminio, tradimento, tratta e annientamento dell’umanità.
1120 pratiche, 22.400 schede, capelli, ossa, denti e pelle umana sono le prove del processo.

La scena si apre con uno strappo: Elga (una straordinaria Ottavia Piccolo) stacca dalla giacca del capitano delle SS, vestito da ebreo, la stella di Davide, gesto che rivendica la dignità del popolo ebreo.
In un rispettoso e agghiacciante silenzio, il pubblico partecipa alla Storia, alla Memoria, passando al setaccio ogni parola, ogni gesto, ogni pausa.
Diversamente da quanto succede nella versione originale, la parola fine viene lasciata allo spettatore che in punta di piedi applaude con occhio lucido.

(A. P.)