Otto e mezzo

Federico Fellini, con Otto e Mezzo, nel 1963 ha creato il suo personalissimo vaso di Pandora, per dirla con le sue parole: è un misto tra una sgangherata seduta psicoanalitica e un disordinato esame di coscienza in un’atmosfera da limbo.

Il film autobiografico racconta di un regista alle prese con il suo nuovo film sottolineando il ruolo pubblico, e descrivendo la crisi privata che colpisce l’uomo portandolo ad avere innumerevoli dubbi sulla sua vita, sulle persone che lo circondano e sul rapporto che ha con esse.
Incastonati nella pellicola cinematografici flussi di coscienza, meravigliosi flashback: ricordi d’infanzia a cui vengono sovrapposti sogni surreali, ricordi di una troppo rigida educazione cattolica, ricordi di assenti dialoghi con i genitori

Interpretato da uno straordinario Marcello Mastroianni, Guido Anselmi si trova in cura in una stazione termale; qui è riunita tutta la troupe cinematografica in spasmodica attesa di ricevere direttive su un film di cui il regista non sa nulla: una crisi d’ispirazione? Il crollo finale di un bugiardaccio senza più estro né talento?

Qui viene raggiunto prima da Carla la frivola e volgarotta amante ed in seguito anche da Luisa sua amata moglie. La coesistenza di entrambe le figure femminili costringe Guido a sfoderare la sua migliore faccia di bronzo per tentare di uscire indenne dalla spiacevole circostanza.

La crisi professionale e la crisi personale sono l’una lo specchio dell’altra, come lo sono l’uomo ed il regista, si evince però la forte necessità di fare ordine e pulizia figurata con l’eterea, candida e costante visione di Claudia Cardinale, “la ragazza della fonte”.

Infine quando tutto appare perduto, dopo aver tolto la maschera ed aver mostrato le sue menzogne, Guido trova un barlume di felicità confusa dovuta all’aver capito quanto vani siano stati i tentativi di capire dove in realtà non c’è nulla da capire.

(J.H.)