Le avventure del Capitano Alatriste

Alle volte bastano poche parole per essere catturati da un libro, qualche frase ben concepita che ci incuriosisce, un titolo suggestivo. Capita così con le avventure del “Capitano Alatriste” di Arturo Pérez-Reverte, edito da Il Saggiatore.

“Non sarà forse stato l’uomo più onesto e neanche il più caritatevole della terra, ma era un uomo valoroso.” Un incipit che ci trasporta nella Madrid del XVII secolo, governata da Filippo IV. La Spagna vive i suoi ultimi momenti di gloria prima che già si cominci a intravedere la sua decadenza. Diego Alatriste y Tenorio è un ex soldato dell’esercito spagnolo, che ha combattuto nei vecchi battaglioni di fanteria durante le guerre delle Fiandre.

Alatriste, il Capitano, nonostante sia in realtà un sergente e rifiuti sempre la promozione meritata durante la Campagna nei Paesi Bassi, finita la guerra, tira a campare come spadaccino e viene ricercato per il suo talento, ingaggiato per risolvere questioni che prevedono soluzioni radicali e definitive.


Una storia che perchè il protagonista non è un veterano spavaldo, non vaga per la capitale vantando atti di eroismo improbabili. Alatriste è colto, rude, sbrigativo nei modi, affilato nelle battute, almeno quanto nelle mosse, letali, con la spada. Non gli interessa il denaro, non è un sicario spregiudicato che si concede facilmente a chi offre la ricompensa più alta. Il Capitano segue un suo codice d’onore con lucida freddezza. La sua storia ci viene rivelata dalla voce narrante di Inigo Balboa, un ragazzino all’inizio del racconto, il suo paggio, che finisce con l’essergli affidato in punto di morte da un suo compagno di avventure.

L’autore, Arturo Pérez-Reverte, ha dichiarato di essersi ispirato, per i tratti fisici predominanti del protagonista, ad uno dei personaggi dipinti nella tela di Velasquez “La resa di Breda“. Una suggestione, un motivo in più, per lasciarsi intrigare.

M. T.