L'atteso ritorno del Boss

Uscirà martedì 6 marzo il nuovo lavoro di Bruce Springsteen, dal titolo “Wrecking Ball” (“palla da demolizione”). L’album, preannunciato come “il più arrabbiato” del Boss, è stato anticipato dal singolo “We take care of our own”, pubblicato il 16 gennaio scorso. La canzone, così come accadde a “Born in the USA” nel 1984, è stata fraintesa e strumentalizzata per il suo velato stile patriottico dai tratti tipicamente americani, accompagnato da una cadenza fiera e solenne.

We take care of our own

Whenever this flag’s flown

“We take care of our own”, in realtà, rispecchia appieno lo spirito dell’album da cui è tratta: la scelta di utilizzarla come traccia di apertura, senza dubbio, ne valorizza appieno il significato e la carica emotiva.

“Wrecking Ball” è un disco potente, pieno di rabbia e amarezza, che racconta con disincanto la distanza tra il sogno americano e la realtà.

The road of good intentions

Has gone dry as a bone

Le promesse sono state tradite e non c’è più spazio per le illusioni. Nell’anno delle elezioni Bruce Springsteen grida al mondo la sua indignazione e la sua delusione, dimostrando un forte impegno politico e una grande sensibilità ai temi sociali. Il Boss sembra non curarsi dei politici che probabilmente, come già successo in passato (Reagan avrebbe voluto utilizzare “Born in the USA” per la sua campagna elettorale, ma il cantante rifiutò), proveranno ad accaparrarsi una fetta del suo amor di patria.

Col suo ultimo lavoro Bruce Springsteen ci trasporta in uno scenario drammatico intriso di malinconia, e mai come stavolta il suo messaggio appare chiaro: gli Stati Uniti non sembrano più seguire gli ideali e i valori di cui dicevano di essere la bandiera, e, soprattutto, hanno smesso di “prendersi cura” delle persone e dei loro diritti.

L. P.