“La madre” di Brecht al Teatro Elicantropo

Fino al 2 dicembre sarà in scena al Teatro Elicantropo “La madre” di Bertolt Brecht, spettacolo di apertura della stagione. Il regista Carlo Cerciello, uomo di teatro e di impegno sociale, rivisitando l’opera di Brecht, ne mostra l’attualità, rendendo omaggio alla classe operaia, la cui dignità, oggi come nel 1905, è messa in discussione.

“La madre” infatti è ambientata nella Russia pre-rivoluzionaria, una Russia di scontri e tensioni di classe. Pelagia Vlassova, interpretata magistralmente da Imma Villa, abbraccia la causa del figlio Pavel, un giovane operaio rivoluzionario, inizialmente solo per il vincolo indissolubile dell’affetto materno. La lotta degli operai, le loro idee, le loro rivendicazioni, attraverso lo sguardo del figlio e dei suoi compagni, pian piano le sono meno estranei: Pelagia è in bilico fra di essi e il suo bigottismo, le opinioni di una vita e di un sistema. Pelagia sceglie i primi, prendendo coscienza dell’urgenza della lotta sociale e diventando coraggiosa portatrice di speranza, anche dinanzi al cadavere del figlio, immolato alla causa operaia. La sua battuta conclusiva ne è un esempio: « Il mai si tramuti in oggi, oggi stesso».

Il dramma di Brecht, già messo in scena da Antonio Calenda con Pupella Maggio nel ’78, rivive nella nostra contemporaneità. Cerciello chiarisce: «Il senso della riproposizione di questo testo, sta tutto nel recupero della memoria storica di avvenimenti, ideologie e sentimenti, che hanno trasformato il mondo, riconsegnando alle classi più deboli e ai lavoratori tutti, quella coscienza e quella dignità, che, purtroppo, oggi, viene nuovamente mortificata e immolata sull’altare del “dio mercato”. Nel panorama amaro di una politica, palesemente, sconfitta e schiava dell’economia e dell’affarismo senza scrupoli dei nuovi plutocrati, il nostro vuole essere un solitario omaggio alla classe operaia, che, in Paradiso, purtroppo, non ci è andata e non ci andrà mai, un affresco malandato e corroso, da cui traspare ancora la forza di un ideale».

Il cartello “chiuso”, sorretto da due catene, nella scena finale dell’opera evoca una realtà troppo nota per far calare il sipario sui drammi del nostro Paese.

Per info e prenotazioni : 081296640 (pomeriggio) – 3491925942

D. Ferro