Il ritorno dei Pavement

Rare sono le caratteristiche che hanno sempre contraddistinto la musica di Pavement, caratteristiche che troppo spesso si sono indebitamente attribuite alla prima band underground per la sua accordatura strana.
Songwriting visionario, musica sporca, ballate melodiose, ritornelli catchy, versi rappati: i Pavement hanno saputo riassumere, nei cinque dischi pubblicati tra il 1991 ed il 1999, tutta l’evoluzione dell’alternative degli anni novanta, da Beck ai Sonic Youth passando per i Nirvana. Quello stesso alternative, insomma, che si è sentito un po’ orfano quando Stephen Malkmus e compagni decisero di sciogliersi, poco dopo la pubblicazione di Terror Twilight. Oggi, però, dopo anni di conferme e smentite, anche i Pavement sono tornati insieme. Che la reunion sia una moda è ormai assodato: fra Black Sabbath, Take That ed Alice in Chains, nessun genere ne è rimasto immune; tuttavia, è innegabile che faccia piacere rivedere on the road i gruppi che hanno fatto la storia.
La band di Chicago farà tappa anche in Italia, per due date a Maggio: il 24 a Bologna ed il 25 a Roma. Intanto la Matador, loro storica etichetta, fa uscire una brillante collection, Quarantine the past: the best of Pavement, che riassume in 23 canzoni tutta la carriera del gruppo, con episodi estratti da tutti gli album più qualche gustosa b-side (come “Mellow Jazz Docet”, dal loro primo, introvabile ep).
Parliamoci chiaro, questa compilation potrebbe far storcere il naso ai più ed essere subito bollata come l’ennesima manovra commerciale per battere il ferro finché è caldo in tempi di reunion; nonostante ciò, bisogna ammettere che è fatta davvero bene, che non salta neanche un capitolo della storia dei Pavement (da “Summer Babe” a “Stereo” passando per “Cut your Hair”) e che potrebbe essere un ottimo inizio per quelli che non hanno mai ascoltato i maestri dell’indie rock.

(A. C. )