Il profumo della danza di Le Cirque invisibile

Poesia, magia, dolcezza. Due ore per sognare, per tornare bambini, ma anche per riflettere sulla condizione umana. E vorresti che non finissero mai per rimanere lì ad applaudire le acrobazie, le gag gentili, i trucchi che lasciano a bocca aperta, le improvvise trasformazioni.

Vorresti rimanere nel mondo de “Le Cirque invisibile” creato da Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrée, andato in scena al Delle Palme fino al 13 gennaio. I due, marito e moglie, sono tra i pionieri de le “nouveau cirque”, genere ripreso con successo dalla compagnia canadese de “Le Cirque du soleil”.  

La Chaplin, silenziosa e misteriosa, danza su una fune sospesa nel cielo, fa acrobazie, si trasforma in animali esotici innamorati, in una medusa, in un mostro minaccioso. Crea un concerto con un costume di pentole, tegami e cucchiai, usati come strumenti musicali.

Thierrée è un clown gioviale dal sorriso dolce e malinconico. È un prestigiatore che trasforma un coniglio piccolo in uno molto più grande, fa apparire oche, papere e colombe che rimangono sul palco come attori. Non manca la satira, con papa Ratzinger che fa le linguacce.

Tutto è fluido e la poesia trasforma ogni oggetto. Una sedia, un tavolino e un ombrellone che ruotano a simboleggiare il trascorrere del tempo col la sua odiosa ripetitività, si trasformano in una biga trainata da un cavallo. Bolle di sapone esplodono tintinnando al tocco di martello di Thierrée.

“Quando la Chaplin entra in scena sembra che nell’aria circoli un profumo bellissimo”, dice una ragazza accanto a me. È il frutto della fantasia e della magia della sua mente, entrata nel Cirque. È l’incantesimo che produce i suoi effetti.

(F.C.)