Hine a light Quando i documentari musicali vanno commentati a freddo

I Rolling Stones si sa non temono nulla. Dopo aver varcato più volte, in quarant’anni di carriera, la soglia del viale del tramonto, si inventano l’ennesima intervista esclusiva, che finalmente ci dirà ancora una volta tutto ciò che avremmo sempre voluto sapere su di loro.
Che i quattro bad boys siano ancora in piena attività, casomai aveste qualche dubbio, ce lo ricorda il rockumentario ‘Shine a Light’ firmato Martin Scorsese, già autore di ‘No Direction Home su Dylan, e con in cantiere altri due su Bob Marley e Frank Sinatra.
Schierando una squadra di eccelsi direttori della fotografia, capitanati dal premio oscar Robert Richardson, il regista ha immortalato il concerto al Bacon Theater di New York, tenutosi nell’autunno 2006 durante il tour “A Bigger Bang”.
Il tutto è ovviamente contornato da un corposo back-stage e dalla partecipazione di guest star, tra cui Jack White e Christina Aguilera. Scorsese, che già da qualche anno ha stipulato un sodalizio artistico con la band, con sapiente esperienza preferisce indugiare, invece che sulle rughe di Mick Jagger, sul suo fondoschiena, acclamato interprete principale del film.
Ondeggia con insistenza, e rammenta, a tutti i gruppetti indie rock che nascono e muoiono in un mese, che i Rolling Stones saranno sempre e comunque insuperabili.
E in questi tempi guai a smentirli. Solo una piccola soddisfazione rincuora noi mortali, che a settant’anni, se Dio vuole, ci godremo la pensione, piuttosto che sforzarci ad essere ancora brutti, sporchi,  cattivi, e rock and roll.

(S. D. V.)