Finale di Partita al Teatro Nuovo

Sarà in scena al Teatro Nuovo di Napoli, fino a domenica 20, Finale di partita di Samuel Beckett, nella traduzione di Carlo Fruttero e con la regia di Massimo Castri, vincitore del Premio Ubu 2010 come spettacolo dell’anno.

Per Massimo Castri, che mette in scena Beckett per la prima volta, Finale di partita non è solo un classico della drammaturgia, ma è la chiusura di una riflessione sull’impossibilità del tragico, cui è condannata la società contemporanea. Il testo è la conclusione di un lungo discorso sull’infelicità, iniziato con Cechov e proseguito fino alla folgorante intuizione beckettiana racchiusa nella battuta: “Non c’è niente di più comico dell’infelicità”.

Protagonisti del dramma sono Hamm, cieco e condannato a trascorrere i suoi giorni su una sedia a rotelle e Clov, il suo servo. I due vivono un rapporto conflittuale, tra litigi, vessazioni e reciproca dipendenza. In scena ci sono anche i genitori di Hamm, chiusi in due bidoni della spazzatura, grottesca proiezione della sua psiche.

L’incalzante botta e risposta tra Hamm e il suo servitore costituisce la trama di Finale di partita, in un infinito alternarsi di mossa e contromossa, come nel gioco degli scacchi.

Lo stesso Beckett, nel corso di alcune prove dello spettacolo allo Schiller Theatre di Berlino, disse: “Hamm è il re in questa partita a scacchi persa sin dall’inizio. Nel finale fa delle mosse senza senso che soltanto un cattivo giocatore farebbe. Un bravo giocatore avrebbe già rinunciato da tempo. Sta soltanto cercando di rinviare l’inevitabile fine”.

Numerosissime le interpretazioni di quest’opera che dal 1957, anno dell’uscita, hanno affiancato la spiegazione scacchistica data dall’autore. Castri la porta in scena con fedeltà ma anche con leggerezza, appoggiandosi saldamente alla bravura dei suoi attori.

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S. D. B.