“Dalla struttura alla poesia e dalla terza alla quinta dimensione”di Nicola Mazzeo

Agli inizi del ‘900, Albert Einstein fu molto criticato per i suoi studi sugli spazi algebrici a quattro dimensioni. Così, ad un convegno di fisica, prese dalla tasca sei fiammiferi e, poggiandoli su di un tavolo, propose ai suoi colleghi il famoso indovinello passato oramai alla storia: formare quattro triangoli equilateri uguali disponendo correttamente i fiammiferi. Inutile dire che nessuno riuscì ad intuirne la soluzione, sebbene, come fece notare Einstein, fosse un quesito logico che prevedeva di considerare unicamente tre dimensioni: se non comprendete la terza dimensione, come volete comprendere la quarta?

Nicola Mazzeo, nel volume “Dalla struttura alla poesia e dalla terza alla quinta dimensione” edito Albus Edizioni, propone una rivisitazione delle dimensioni così come noi le conosciamo. Mentre Einstein introdusse il tempo, legato al famoso c2, come quarta dimensione l’autore propone di inserire nelle formule algebriche, geometriche, matematiche e fisiche la Poesia. La parola, unità elementare del linguaggio, si confronta col mattone, per costruire ambienti che non siano contenitori di noi stessi, ma spazi di espressione del proprio essere e far sì che la storia, la cultura, la poesia e la natura non ne siano ai margini.

Mazzeo sale sulle spalle dei grandi dell’architettura, come Le Corbusier e Wright, per rinnovare una voce ed un pensiero che oggi giorno sembrano essere dimenticati.

Il saggio breve è ricco di riferimenti alla cultura classica, alla scienza e al mondo dell’ingegneria, e le teorie giocano con le idee.

Il linguaggio, altamente espressivo, gioca con la letteratura, e in alcuni punti risulta ostico, quasi un enigma che duella con l’enigma delle realtà.

F. S.