Beethoven era per un sedicesimo nero di Nadine Gordimer

Avremmo mai immaginato di vivere in tempi in cui un noto professore di biologia lavora al suo albero genealogico per dimostrare di avere un sedicesimo di sangue nero? È quello che fa il protagonista di uno dei tredici racconti scritti dal premio Nobel per la letteratura Nadine Gordimer e raccolti nel suo ultimo libro edito da Feltrinelli e pubblicato nel marzo 2008.

“Beethoven era per un sedicesimo nero” è il titolo del libro, tanto originale quanto provocatorio, se si considera che non solo in Sudafrica, dove sono ambientati molti dei romanzi della scrittrice, ma in quasi tutto il globo, il fenomeno del “razzismo bianco” ha caratterizzato secoli di storia.

Se il primo racconto può essere interpretato come una metafora per l’integrazione e la fine della segregazione, le altre storie sono caratterizzate dal confronto con la morte e il lutto, temi frequenti nelle opere di Gordimer che riesce sempre a descrivere in maniera molto diretta l’animo umano.
Gli ultimi tre racconti hanno per oggetto tre rapporti di coppia in cui però, i veri protagonisti sono i sensi, causa di scelte, scoperte, consapevolezze.

Non si può nemmeno dimenticare l’omaggio che l’autrice fa a due intellettuali, Susan Sontag e Edward Said, con i quali condivise in passato un rapporto di stima e affetto reciproci e a cui dedica oggi una storia a tratti irriverente, una storia che scrive per sé.

La scelta del racconto attesta ancora una volta la capacità di questo genere letterario di registrare attimi di vita, al fine di comporre un mosaico dal carattere complesso e spesso contraddittorio.

(F. A.)