Al CAM le opere diventano fotocopie

“CAMouflage mostra che esiste una collezione d’arte, quella del CAM, frutto di anni di lavoro e di ricerca, che viene occultata, nascosta e sostituita da fotocopie. È sconcertante lo spettacolo del museo di Casoria totalmente privo di colore, senza la visione delle opere che sono la vita di uno spazio espositivo. Abbiamo coperto tutto, la collezione c’è ma non si vede”.

Le parole del direttore artistico del CAM, il Museo di Arte Contemporanea di Casoria, illustrano ciò succederà a patire dal 2 marzo: oscurare le opere della collezione permanente del Museo, procedendo alla loro sostituzione con delle semplici fotocopie. Un atto che è una provocazione e l’espressione di un lungo e patito dissenso nei confronti della totale mancanza, in tutta Italia, d’interesse verso il sostegno delle politiche culturali.

Da questo l’idea di: “CAMouflage: Fotocopie per una rivoluzione culturale” definita dai suoi stessi organizzatori “battaglia di civiltà, presidio territoriale in terra di camorra”.

Un colpo di genio pubblicitario, un genuino segnale di protesta? C’è sicuramente da prendere atto che l’arte oggi viene osservata e fatta propria con gli occhi del contemporaneo, e tutto, giustamente, si attualizza. Ma si corre sempre il rischio di dimenticare che l’arte non è sempre stata un sottofondo musicale, più o meno piacevole, concepita per essere svago sterile di pochi minuti.

Sintomo di come l’arte e la sua fruizione nei secoli sono cambiate. Fino al Seicento era interprete di un alto valore morale, civico, politico. Le opere di cui oggi godiamo a volte sembrano nate per essere semplice servizio estetico, e poco altro.

Con “CAMouflage” il Museo CAM riuscirà a dimnostrare che in Italia l’arte, oggi, può andare oltre le mostre-evento e le iniziative che fanno scalpore solo per pochi minuti.

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M. T.