Accattone di Pier Paolo Pasolini

È nel 1961 che Pier Paolo Pasolini dirotta il fiume letterario di "Ragazzi di vita" e "Una vita violenta” verso il grande schermo, compiendo un’opera di traduzione da prosa a linguaggio cinematografico, mantenendo uno sguardo poetico e al tempo stesso realistico sull’emarginazione suburbana di Roma.

Accattone si rivela essere un documento (a tratti quasi un documentario) antropologico sui  diseredati, uomini di vita appartenenti ad un mondo socialmente primitivo che mantiene, nonostante le nefandezze e le crudeltà, l’autenticità dell’innocenza.

Vittorio Cataldi, soprannominato “Accattone”, è un sottoproletario delle borgate romane, senza fissa dimora che vive di espedienti; sopravvive facendo il magnaccia sfruttando Maddalena, una donna che per lui si fa arrestare.

Poi incontra Stella una donna ingenua; per conquistarla le regala un paio di scarpe comprate con i soldi procurati rubando dal collo del figlio una collanina d’oro.

Con lei tenta di riprodurre la precedente situazione che viveva con Maddalena, ma Stella è inadatta alla vita di strada, per cui Accattone è costretto a trovarsi un lavoro.

Accattone sa solo sopravvivere, e non c’è modo che il futuro cambi prospettiva: non c’è alcuna speranza di miglioramento. Le occasioni di riscatto si auto annullano rifiutando una diversa condizione umana.
Sconfitto dal lavoro torna alla sua più comoda sopravvivenza, dandosi a piccoli furti, durante uno dei quali viene scoperto e inseguito. Morirà pronunciando le agghiaccianti parole: "Mo ‘sto bbene".

L’apoteosi del miserabile viene anticipata da Pasolini con la citazione che apre il film, gli endecasillabi del Purgatorio di Dante in cui Bonconte da Montefeltro si pente in fin di vita e viene salvato dalla dannazione eterna.

Il film è di un realismo agghiacciante, ottenuto principalmente dalla ricerca di una formale spontaneità dovuta principalmente alla scelta di  attori non professionisti ma gli stessi abitanti delle borgate. Pasolini nel film non esprime condanne morali poichè si tratta di "difetti di uomini che obbediscono ad una scala di valori altra rispetto a quella borghese cioè se stessi in valore assoluto"
Bach accompagna musicalmente le immagini del film, anche la fotografia in bianco e nero di Tonino Delli Colli risulta eseguire magistralmente la volontà pasoliniana di descrivere il contesto tenero e disperante delle borgate.

(J. H.)