Presentato alla Feltrinelli di via Santa Caterina a Chiaia con l’intervento di Francesco Durante e Toni Servillo, “La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin” è il romanzo d’esordio di Enrico Ianniello, l’attore casertano già in Habemus papam di Nanni Moretti e in scena al Teatro Nuovo di Napoli fino all’undici gennaio scorso con Un anno dopo.
In questa vicenda dall’andatura ilare, Ianniello dà forma narrativa ad una riflessione sulla comunicazione che affonda nella sua esperienza di attore anche in lingua straniera: «Recitando in una lingua che non è la mia mi sono spesso reso conto che potevo comunicare qualcosa anche quando io stesso non ricordavo il significato delle parole che stavo usando».
Isidoro Sifflotin ha infatti un dono particolare: quello di sapere modulare il fischio come fosse una lingua, proprio come fanno gli uccelli. Così progetta un fischiabolario e una lingua tutta di fischi che protegga i più deboli. Quando dovrà lasciare il paese d’origine per essere rinchiuso in un orfanotrofio a Napoli, causa la morte dei genitori nel terremoto irpino del 1980, il protagonista rinuncerà del tutto alla parola e comunicherà col mondo solo fischiando. Proprio per questa sua lingua speciale, Enzo, un uomo cieco, ma anche qui per scelta, lo prenderà come sua guida, facendogli fischiettare le piazze della città e regalandogli una vita nuova. La lingua di Isidoro, le lettere che il padre scrive a personaggi cui non saranno mai consegnate, la pasta fresca che la madre lascia asciugare sulle tende di casa perché “la pasta la deve guardare”, sono tutte forme di un bisogno di comunicazione umana e contatto col reale che si confronta con i limiti della parola, indagata come puro suono, e cerca di superarli nella volontà di farne la base di una comunità.
Enrico Ianniello, La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin, I narratori, Feltrinelli, 16€.
Fer. Fev