‘Una lingua perduta e ritrovata?’ è il titolo della quarta conferenza del 13° ciclo di ‘Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza’ che si terrà questa sera alle 20.30 presso il Centro Congressi federiciano di via Partenope, 36, a Napoli.
Protagonista dell’evento sarà Nicoletta Maraschio, docente dell’Università di Firenze e dell’Accademia della Crusca.
“Perché hot spot? Perché voluntary disclosure?” – scrive Nicoletta Maraschio – se ne parla proprio in questi giorni nel sito dell’Accademia della Crusca. Non si tratta dei soliti anglismi quotidiani, da trendy a hand out, da manager a tag/tagger/taggare. Si tratta di parole di un’altra lingua che sono state assunte nell’italiano pubblico/istituzionale, come è capitato in precedenza a welfare invece di stato sociale. Qualche anno fa un bravo linguista svizzero, Hermann Haller, che insegna Linguistica italiana a New York, ha intitolato un suo libro sull’italoamericano Una lingua perduta e ritrovata (1993), dimostrando la perdurante vitalità della nostra lingua negli Stati Uniti, in particolare presso le nostre comunità emigrate in quel Paese. Una lingua, l’italiano, che è stata “ritrovata”, come lo stesso Haller (2012) e altri studiosi hanno potuto verificare recentemente, da molti “nipoti” alla ricerca di radici famigliari, rimaste troppo a lungo coperte e nascoste. In America e non solo negli Stati Uniti il “ritrovamento” è quindi legato a ragioni affettive e culturali. Tutte le lingue – continua la studiosa – in particolare tutte le lingue europee, stanno cambiando, tutte stanno vivendo un processo di semplificazione e tutte sono influenzate dall’angloamericano. La rivoluzione comunicativa in corso (dalla pervasività dei mezzi di comunicazione di massa a internet), la globalizzazione e l’esigenza di una lingua “franca” comune sono le cause principali di molte trasformazioni in atto. Ma perché la “sofferenza” dell’italiano ci pare particolarmente grave? Quella coscienza linguistica debole che Francesco Sabatini ha individuato come motivo principale della nostra fragilità e delle nostre insicurezze basta a spiegare la crisi attuale? E come potremo uscirne?”
In occasione della conferenza sarà allestita la mostra “MATERICA, la scienza come (non) te la immagini” di Michele Alfè e Mauro Caccavale, del CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche e artisti fondatori del Collettivo O-ring Art Studio.
“Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza” è un ciclo di conferenze realizzato dall’Università Federico II con l’obiettivo principale di diffondere cultura scientifica e tecnologica. ‘iniziativa, attraverso le sue conferenze, porta infatti a conoscenza di addetti e non addetti ai lavori temi di attualità o di cultura generale esposti con rigorosità scientifica ma con linguaggio comune.
“Come alla Corte di Federico II” rientra in F2 Cultura, il progetto culturale che comprende un vasto programma di iniziative in molteplici ambiti disciplinari che l’Ateneo propone alla cittadinanza e alle scuole.