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Sentimenti fragili e incerti. Amore liquido di Zygmunt Bauman

Qual è il tratto distintivo delle relazioni del terzo millennio? Zygmunt Bauman abbozza uno spunto di riflessione per capire il tempo in cui viviamo con una parola chiave: “liquido”. 
Liquida la modernità e liquide le relazioni, degradate, o innalzate, al grado di connessioni, in cui le parti in gioco si sentono libere di premere il pulsante “cancella” in qualsiasi momento. La razionalità liquido-moderna impone mantelline leggere e aborre le gabbie di ferro, e in questa rete in cui è così semplice entrare ed uscire gli unici punti di riferimento riemergono dallo schermo luminoso di un display di un telefonino.
L’uomo senza legami, l’homo consumens del nostro tempo, è imbrigliato in vincoli che paradossalmente appaiono più stretti.
In “Amore Liquido” – uno fra i saggi più acuti di Bauman – è tratteggiata una società che produce un’enorme quantità di rifiuti umani, in cui persino l’architettura delle città genera distacco e non-inclusione.
L’emancipazione del sesso, il partner visto come oggetto di consumo, la distinzione tra voglia e desiderio, il connotare le relazioni lunghe come un effetto collaterale di un’insicurezza non definita, sono come fattori non gestibili.
L’amore, come la morte, è un evento di cui non si ha esperienza e che, pur ponendoci sull’orlo del baratro, proprio non si può evitare. Al termine di un’analisi di ampio respiro che coinvolge i rapporti tra Stati, infatti, ci si accorge di dover riconsiderare le parole di Kant: tutti abitiamo su un’unica sfera, e mantenere la distanza, o aumentarla, sembra l’opzione peggiore.

(A. V.)

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