The Rocky Horror Picture Show

Quando parliamo di “cult” nel cinema, solitamente ci riferiamo a pellicole belle, magari di non grandissima qualità, ma che hanno avuto il pregio di segnare un’epoca, di lasciare un segno ben impresso e non passare mai di moda.
“The Rocky Horror Picture Show” è uno di quelli. Datato 1975, è un musical che crea sempre nuovi e numerosi fan per la sua forza dirompente e un messaggio “don’t dream it, but be it”, ancora vivo nei nostri anni.
Sullo schermo si incrociano casualmente le vite di Janet e Brad, una coppia molto pudica e all’antica, con quella del Dottor Frank-N-Furter. I due innamorati trovano rifugio da un temporale nel castello dell’eccentrico Dottor Frank proprio nel giorno di un’occasione molto speciale: la convention dei “trans-vestiti”.
Nonostante la voglia di scappare da quel mondo di pazzi, Janet e Brad passeranno la notte lì, tra uomini in babydoll e tacchi a spillo, servi dall’aria strana e freak equivoci. Una notte che sarà per loro un inizio.
La regia è di Jim Sharman, uomo di teatro che anche in altre occasioni ha trasportato dei musical da Brodway ad Hollywood; nel cast spicca una giovane Susan Sarandon, affiancata da Tim Curry e Barry Bostwick.
La qualità del film non è però solo nel messaggio, un monito a lasciarsi trasportare dai propri desideri sessuali, ma è in particolar modo registica. Il primissimo piano di una bocca rossa fuoco nella sigla iniziale, la piscina con la Creazione di Michelangelo, l antenna RKO danno il giusto mix per un impatto visivo adeguato ad un musical vivace, eversivo e a tratti geniale.

(A. D. M.)