Scritture in transito tra letteratura e cinema. Nuovo incontro

Venerdì 25 marzo 2022, in aula Piovani alle 14.30, prosegue il seminario Scritture in transito tra letteratura e cinema guidato da Silvia Acocella, con Annachiara Monaco, Carmen LegaAchille Campanile.

Il seminario partirà dagli infiniti e mobili pannelli di Warburg che accostò le immagini di pose e gesti, osservandole come costanti antropologiche e cambiando per sempre il modo di vedere le figure, di farle parlare per raccontare il mondo. Davanti all’Angelus Novus di Klee, Benjamin vide la polvere della Storia e sentì l’urgenza di trattenersi tra le rovine dell’uomo, per ricomporre l’infranto. I colori di Kandinsky, dipinti come suoni, ci faranno scoprire la possibilità di leggere una tela come uno spartito, ma sarà la luce a tracciare una storia delle parabole narrative: dalla serietà borghese che accende gli interni di Vermeer alla vita privata senza vita di Hopper o alle camere apparentemente vuote di Hammershøi, dove resta visibile la scia luminosa di chi vi è passato. Custodire un’assenza al posto della perdita sarà anche il contrappeso del caveau/ sepolcro vuoto di Virgil (La migliore offerta), che attenderà con la fede di chi sa che «in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico».

Appoggiandosi alla vera fiamma delle candele e a un folto archivio di dipinti ritagliati (quasi un riflesso del metodo Warburg), Kubrick crea con Barry Lyndon dei tableaux vivants, in-quadrando una scala di piani dentro un solo atto percettivo. Raccontare un quadro sarà il gesto che accomunerà un filosofo, Foucault (davanti a Las meninas), un professore «sguainato come una spada», Longhi (davanti a Caravaggio) e uno scrittore, Erri De Luca (davanti a un ritratto A grandezza naturale). Se un lettore di quadri deve «puntare sul dettaglio e poi aprire, o sfondare, il quadro», chi crea il quadro deve contenere e incorniciare l’infinito che si porta dentro.

Daniela Ciaramella, Carmen Ammendola, Antonietta Tarantino, Elisabetta Biondi, Laura Di Napoli mostreranno le loro opere e racconteranno della scoperta, poi della cura e della resistenza quotidiana di questa forma d’arte, che rende visibili le figure con cui il mondo si narra.