“Lion”. Un commovente ritorno a casa

La vera storia di un bambino salito per sbaglio su un treno che lo porta molto lontano dalla sua famiglia: basato sul libro “La lunga strada per tornare a casa” di Saroo Brierley, “Lion” è di sicuro la rivelazione cinematografica del 2016.

Cast stellare (Nicole Kidman, Dev Patel, Rooney Mara) e una trama che tiene incollati allo schermo per l’intera durata del film. Ma la forza della pellicola sta nella rappresentazione di due realtà tanto conosciute quanto spesso ignorate: povertà e adozione.

È la famiglia di origine del piccolo Saroo a vivere di stenti in un piccolissimo villaggio nell’India centrale, ed è invece borghese e benestante la famiglia australiana che lo adotta, orfano nelle strade della Calcutta di fine anni ’80, lontano 1600 km da casa.

Trascorrono 21 anni dalla sua adozione; Saroo è adesso uno studente universitario a Melbourne, ha molti amici e una ragazza, ma non ha dimenticato le proprie origini: le sue serate sono tutte volte alla ricerca del villaggio in India che gli ha dato i natali e dei suoi familiari, mettendo insieme i pochi ricordi che ha della sua infanzia con le immagini offerte dalla piattaforma virtuale Google Earth.

Soltanto accennate (velatamente) tematiche come traffico di organi, prostituzione minorile, sfruttamento; a queste lo spettatore assiste, compatendo il destino del piccolo orfano e sperando in un esito positivo della ricerca del giovane universitario.

Saroo è una storpiatura: il nome del bambino è Sheru, cioè leone, da cui il titolo.

E dopo un’estenuante ricerca in rete, come il leone nella savana attende pazientemente la sua preda, verrà alla fine ricompensato l’enorme investimento psicologico intrapreso da tempo dal protagonista.

Gio. Mar. Amu.