Il mosaico di Alessandro restaurato dalla Federico II e MANN

Il Direttore del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) ha affermato che “scriviamo insieme una pagina importante nella storia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e quindi della conservazione dei beni culturali. Sarà un restauro grandioso”. Questa sua affermazione si riferisce al restauro del famosissimo mosaico di Alessandro, noto a tutti come Battaglia di Isso. L’Università Federico II ci sarà con il Center for Research on Archaeometry and Conservation Science (CRACS), centro interuniversitario istituito tra il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e delle Risorse (DiSTAR) dell’Università di Napoli Federico II e il Dipartimento di Scienze e Tecnologia (DST) dell’Università del Sannio, Benevento.

Il CRACS ha già effettuato ed effettuerà una fitta campagna di indagini archeometriche (tecniche minero-petrografiche) tese ad una puntuale caratterizzazione dei materiali. Tali indagini sono oramai ritenute irrinunciabili per una corretta opera di restauro. Le tecniche non distruttive applicate direttamente sul campo sono Videomicroscopia, Analisi video endoscopica, Spettrometria in fluorescenza di raggi X (XRF), Termografia all’infrarosso, Imaging multispettrale, Spettroscopia vibrazionale infrarossa in trasformata di Fourier (FTIR) e Raman. Inoltre, analisi di laboratorio saranno effettuate tramite Microscopia ottica (MO), Diffrattometria di raggi X su polveri (XRPD) e al microscopio elettronico a scansione con microanalisi (SEM-EDS). Il restauro, che inizierà nel corrente mese e sarà concluso a luglio, sarà realizzato con la supervisione dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR); tutte le attività diagnostiche sono promosse in rete con l’Università del Molise (UNIMOL) ed il Center for Research on Archaeometry and Conservation Science (CRACS) diretto dalla prof.ssa Giuseppina Balassone.

Come afferma ancora il direttore Giulierini, “sarà un restauro grandioso e unico nel suo genere in quanto realizzato con nuove tecnologie e, tramite l’uso di piattaforme digitali, sarà possibile seguire tutte le operazioni, dalla fase preparatoria al restauro vero e proprio. L’idea è quella di disporre di un cantiere “trasparente” che si svilupperà sotto gli occhi del mondo!”

Il restauro prevede due momenti, una prima fase (Gennaio – Febbraio 2021) da eseguirsi in situ con l’allestimento di un cantiere visibile, ha come scopo la messa in sicurezza della superficie prima della movimentazione dell’opera. Successivamente, tramite un sistema appositamente progettato, il mosaico sarà rimosso dall’attuale collocazione per permettere ulteriori analisi strumentali necessarie per definire gli interventi di restauro ipotizzati nella prima fase della progettazione e per garantire una corretta conservazione del manufatto.

La seconda fase (Aprile – Luglio 2021) interesserà il supporto del mosaico con interventi eseguiti sulla superficie retrostante dell’opera. Un significativo contributo tecnologico sarà fornito dalla TIM che realizzerà particolari occhiali (smart glasses), indossati direttamente dai restauratori, necessari per un costante monitoraggio della corrispondenza tra la zona di intervento e la relativa superficie non visibile.

Il gruppo guidato dalla Prof.ssa Giuseppina Balassone ha coinvolto docenti, ricercatori, assegnisti e dottorandi dei due atenei campani (prof. Piergiulio Cappelletti, prof. Alessio Langella, dr. Alberto De Bonis, dr. Diego Di Martire, dr. Fabio Sossio Graziano, dr.ssa Tina Rispoli, dr.ssa Maria Verde, dr. Francesco Izzo della Federico II e dr. Celestino Grifa e dr. Mariano Mercurio per Sannio).

I lavori, promossi dal Direttore del MANN Dr. Paolo Giulierini, sono stati eseguiti sotto l’attenta direzione scientifica del Prof. Antonio De Simone, il coordinamento dell’architetto Dott.ssa Amanda Piezzo e la responsabile del procedimento Dott.ssa Stefania Saviano.

Vincenzo Morra, Ordinario di petrologia e petrografia,

Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse

Università degli Studi di Napoli Federico II