I bivi del futuro. L’amore raccontato dalla Tamaro

Nel dicembre del 1992, una nonna scrive delle lettere a sua nipote che ha deciso di partire per gli Stati Uniti.

Olga, ormai quasi ottantenne, racconta a Marta la storia della propria vita, fatta di vuoti affettivi e rimorsi, di contrasti con se stessa e con sua figlia. Costretta ad una vita insoddisfacente da un matrimonio riuscito male, sospesa in un perenne limbo affettivo, cerca di prospettare alla nipote una strada diversa da quella, piena di errori, della sua vita. Marta deve cioè essere libera di seguire le scelte dettate dal suo cuore senza restare ingabbiata in scelte di natura razionale, ma sbagliata, che la renderebbero infelice, come è accaduto a sua nonna.

Il romanzo, “Va dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro, è una progressione di riflessioni fino all’apice dell’ultima pagina, quella per la cui sola bellezza, forse, vale la pena di leggere l’intero romanzo.

La studiata levigatezza non toglie nulla alla chiarezza della scrittura, che, proprio perché così semplice, arriva dritta al cuore.

Di questo romanzo Enzo Biagi scrisse, nella prefazione: Mi ha colpito la gentilezza. Non si potrebbe essere più d’accordo: anche i tratti d’ombra, quelli della malattia della protagonista che scrive, sono immersi in una dolcezza che lascia solo intendere e non dice.

Va’ dove ti porta il cuore sembra essere un invito ad accettarsi, guardando al futuro con grande speranza e affrontando gli eventi con altrettanta determinazione: è questa l’unica ricetta per rendere più leggera la fatica del vivere.

Poi molto, quasi tutto – scriveva Biagi – dipende più dal caso che da noi: da un incontro, da un ritardo, da un addio. C’è sempre una domanda in sospeso: «Chi sa se…» e non c’è la risposta. Vai dove ti porta il caso, o il destino.

Qualche volta, anche il cuore.

Chi. Mel.