«Chi ride ultimo». Compalit 2015 in memoria di Giancarlo Mazzacurati

Per la prima volta Compalit sbarca alla Federico II. Il tredicesimo convegno annuale dell’Associazione per gli Studi di Teoria e Storia Comparata della Letteratura si svolgerà a Napolidal 16 al 18 dicembre 2015, in massima parte nei locali dell’Accademia Pontaniana in via Mezzocannone, 8. La manifestazione ospiterà nelle sessioni plenarie studiosi di prestigio quali, tra gli altri, Thomas Pavel, Maurizio Bettini, Massimo Fusillo, Ferdinando Taviani, Vincenzo Maggitti, Marina Guglielmi, Antonio Gargano e Stefano Manferlotti: questi ultimi, che tuttora insegnano nel nostro Dipartimento di Studi Umanistici, a partire dal 1993 ebbero il merito storico – oltre un secolo dopo le leggendarie lezioni tenute, proprio nell’ambito di questa disciplina, da Francesco De Sanctis – di riportare la Letteratura comparata a Napoli. Vi saranno inoltre alcuni momenti di spettacolo, aperti alla città e relativi sempre al tema di quest’anno: Chi ride ultimo. Parodia satira umorismi.

Un tema scelto anche per ricordare, a vent’anni dalla scomparsa, un grande maestro che alla Federico II insegnò per tanto tempo,Giancarlo Mazzacurati: straordinario studioso di modalità di scrittura ironiche, dissacranti, anticonvenzionali, capaci di stravolgere le logiche letterarie classiche, dal Rinascimento, a Sterne, a Svevo. Per Mazzacurati l’ironia era un modo di essere, di sostenere un costante ruolo critico e polemico contro le istituzioni e le disfunzioni dei contesti, come in generale di esercitare un approccio penetrante e doloroso alla realtà.

Oltre a relazioni e a momenti di evasione divertente (e intelligente), il convegno prevede, come è nella tradizione operosa e orizzontale di Compalit e di quella coraggiosa iniziativa della comparatistica napoletana che è l’Opificio di letteratura reale, sessioni parallele dedicate alle diverse declinazioni del tema dell’umorismo e dell’antinarrazione. Il Call for Papers, che pubblichiamo qui in calce, scade ad agosto per la proposta di panel e a settembre per la proposta di relazioni individuali. Le relazioni del convegno verranno pubblicate nel 2016 su Between, rivista internazionale semestrale peer-reviewed e open access dell’Associazione italiana di teoria e storia comparata della letteratura – Compalit (www.betweenjournal.it), fascia A per il settore concorsuale 10/F1 nella classificazione delle riviste scientifiche ANVUR.

Compalit 2015 è a cura di Francesco de Cristofaro, docente di Letterature comparate alla Federico II, e del Direttivo dell’Associazione (Federico Bertoni, presidente; Silvia AlbertazziClotilde BertoniStefano ErcolinoGiulio IacoliGuido MazzoniMauro Pala). Collaborano all’organizzazione Ugo M. Olivieri, docente di Letteratura italiana e di Teoria della letteratura, e Giovanni Maffei, docente di Letteratura italiana e di Storia della critica letteraria; sono coaudivati da givoani studiosi di valore come Elisabetta Abignente, Carmen Gallo, Ida Grasso, Gennaro Schiano, Marco Viscardi. È prevista una sessione a cura di Compalit Scuola.

Definizione di campo

Le funzioni molteplici e le ambivalenze del riso sono state ampiamente indagate: dalle teorie classiche a quelle settecentesche, dalle riflessioni sui passaggi dalla Stiltrennung (separazione degli stili) alla Stilmischung (mescolanza degli stili), alle sistematizzazioni notissime di Bergson, Pirandello, Freud. Come è ben noto, il riso può essere molla di forme di comicità di senso univoco e lineare quanto di tipi di umorismo che intrecciano in nodi inestricabili ilarità e pathos; può tradursi in sarcasmo mirato e aggressivo, come in ironia profonda e sfrangiata, il cui senso più profondo resta indefinito, così da porre all’interpretazione una sfida sempre aperta; può veicolare una morale condivisa ma anche scardinare all’estremo i suoi dogmi. Di volta in volta è risultato castigo, presa di distanza, ma anche espressione di una identificazione sotterranea; conferma di una mentalità dominante ma anche infrazione delle sue regole; scompiglio carnevalesco e circoscritto, autorizzato dalle gerarchie, ma anche forma di trasgressione estrema e persino rivoluzionaria; replica meccanica di tipi di ilarità già collaudati ma anche scatenamento di nuovi linguaggi, generi, modi dell’espressione; forma di intrattenimento soffice e disimpegnato, ma anche strategia per affrontare e esorcizzare la morte.

Altrettanto vario, instabile, contraddittorio il suo ruolo in ambito artistico e più specificamente letterario. Il riso ha istituito generi sempiterni e sconvolto il sistema dei generi. Ha ispirato forme eterogenee di parodia, pastiche, riscrittura, attraversamento intertestuale, da quelle più parassitarie a quelle inventive e innovative in sommo grado. Ha preso in epoche articolazioni satiriche ora morbide, accomodanti, pressoché congeniali alle istituzioni e al potere, ora dissacranti, spregiudicate, sovversive; ora racchiuse in codici cristallizzati, ora promotrici di nuovi codici. Ha animato tipologie e tecniche di antinarrazione talvolta codificate in nuovi generi e tradizioni, talvolta impossibili da incasellare in qualsiasi forma definita.

Riflettere nuovamente su questo ventaglio così ampio e frastornante di possibilità significa intanto ripercorrere la tradizione passata – cogliendo le costanti di lungo corso come le sterzate decisive – e inoltre riflettere sulle permanenze e le novità del panorama attuale: ad esempio chiedersi fino a che punto il riso è oggi reazione effettiva a una situazione di crisi, e se e quanto ricade piuttosto in convenzioni e canoni già inflazionati, se è soprattutto conferma rassicurante delle aspettative o se ancora ha il potere di destabilizzarle; e distinguere tra le impennate di umorismo davvero nuove – che caratterizzano soprattutto il lavoro di certi registi teatrali e cinematografici – e le novità più propagandate che effettive lanciate sul mercato letterario (la struttura digressiva di alcuni romanzi recenti spesso non è che slavato calco di modelli,  da Sterne a Jerome o Campanile).

Il convegno seguirà tre direzioni di base, a loro volta divise in due articolazioni ulteriori.

1. Forme della parodia e suoi diversi orientamenti. La tensione parodica ha proceduto da sempre lungo sensi grosso modo opposti: a volte un gioco intertestuale ravvicinato e almeno in apparenza tutto concentrato su se stesso; a volte lo sviluppo verso invenzioni nuove, tese a veicolare contenuti spiazzanti, ancora inammissibili per le regole o la mentalità del tempo.

a) La parodia come riscrittura. Nel solco del grande studio di Genette sulla «letteratura al secondo grado» (1982), ci si interrogerà sulle parodie, che deformano singoli testi, e sui pastiches, che prendono invece di mira interi generi. Tali palinsesti sono a volte incomprensibili senza la conoscenza del modello (che possono finire persino per plagiare, con ricadute giudiziarie: vedi il caso D’Annunzio / Scarpetta), a volte sono ugualmente fruibili. La casistica è ampia, e trova i suoi momenti fondativi nel costituirsi dell’eroicomico e nel geniale ribaltamento ideologico della Pamela di Richardson operato da Fielding.

b) La parodia come reinvenzione. Vi sono casi in cui il modello da dissacrare è solo lo spunto, e può sparire nelle pieghe di un nuovo autonomo universo immaginario. Così avviene, paradigmaticamente, in Joseph Andrews dello stesso Fielding, ma anche in alcuni esperimenti delle Avanguardie e dell’OuLiPo, o nel postmoderno e dintorni (ad es. Foe di Coetzee).

2. Esplicazioni della satira tra fiction e non-fiction. Non solo la satira può prendere gradi e toni molto disparati, da quelli massimamente congeniali a quelli massimamente ostili al potere, ma può ispirare forme a volte classicamente letterarie, a volte estranee alla letteratura intesa in senso stretto.

a) La satira letteraria. La satira è principio fondante di generi come l’epigramma, il poema didascalico, il conte philosophique, il romanzo utopico (o antiutopico o distopico), il disegno, la caricatura; generi spesso longevi, che anche in epoca contemporanea rinascono attraverso rifioriture e recuperi vari.

b) La satira fuori dai generi letterari. Nella modernità la satira trova il suo territorio privilegiato nel giornalismo, con articoli, pamphlet, vignette: che, se paiono collocarsi fuori del campo letterario, in effetti spesso ne riprendono i modelli, solo in forme più elastiche; e talvolta ispirano la letteratura, cioè alcune forme per così dire di non fiction, dal ciclo di France Histoire contemporaine a recenti attacchi ironici al berlusconismo o al renzismo che contaminano la logica saggistica e quella narrativa.

3. La derisione come antinarrazione. L’antinarrazione è il principio che ha scompigliato in tempi diversi le più varie forme d’arte, da quelle letterarie a quelle teatrali e cinematografiche.

a) I volti molteplici dell’antiromanzo. Il principio ironico e digressivo nell’antiromanzo può comportare la disintegrazione totale della logica mimetica; ma a volte invece (è il caso di Sterne) sostiene approcci realistici dei più nuovi e pungenti.

b) L’antinarrazione principio di spettacolo. Dal teatro di varietà a quello delle avanguardie, dal cinema dei surrealisti o di Luis Buñuel all’Hellzapoppin hollywoodiano fino a Paolo Poli o al Quartetto Cetra, la sovversione dell’impianto narrativo classico è stata sempre una forma decisiva di provocazione degli spettatori, a volte funzionalizzata al semplice intrattenimento ludico, a volte tale da alterare totalmente l’orizzonte di ricezione.

Entrambe le modalità di intervento dovranno riguardare da vicino le sezioni sopra elencate, sviluppando riflessioni di carattere teorico e/o analisi testuali, possibilmente in chiave comparata. Le comunicazioni potranno inserirsi in un orientamento di studio o in un particolare filone tematico. Potranno muoversi in prospettiva interdisciplinare, interdiscorsiva o intermediale, e su uno scacchiere geografico esteso alle culture extraeuropee e postcoloniali. Per agevolare la partecipazione e lo scambio di idee, sono ammesse comunicazioni anche in inglese o in francese.

La durata delle comunicazioni sarà tassativamente contenuta entro i 15 minuti. È peraltro indispensabile che ogni relatore garantisca la sua presenza almeno fino al termine della sessione, per poter partecipare alla discussione. Il mancato rispetto di tali condizioni comporta l’esclusione d’ufficio dell’intervento ai fini della successiva pubblicazione degli atti.

3. Iscrizione all’Associazione. La possibilità di tenere una comunicazione nella sede del convegno è subordinata alla iscrizione all’Associazione per gli Studi di Teoria e Storia Comparata della Letteratura. All’atto della proposta, il relatore dovrà precisare se l’iscrizione alla Associazione è stata compiuta negli anni passati (e dunque si procederà al rinnovo per l’anno in corso) o se invece avverrà per la prima volta in occasione di questo convegno. In tal caso, andrà contestualmente compilata una motivata richiesta di iscrizione che contenga una sintetica descrizione della propria attività di ricerca, indirizzata al Presidente dell’Associazione (federico.bertoni@unibo.it).

Il contributo per le nuove adesioni e per i rinnovi è fissato in € 50 per gli strutturati (ricercatori, professori associati e ordinari in Italia e/o assimilabili all’estero), e in € 25 per tutti gli altri (dottorandi, borsisti, assegnisti in Italia e/o assimilabili all’estero). Potrà essere versato al momento della registrazione al convegno, o tramite bonifico bancario. Di seguito i dati IBAN per regolarizzare l’iscrizione: IT44L0760114000006111069, intestato a: Associazione per gli Studi di Teoria e Storia Comparata della Letteratura, c/o Chiara Lombardi, c.so V. Emanuele 233B – 10139 Torino.

4. Fasi successive: Definizione del programma e pubblicazione degli atti. La pubblicazione del programma definitivo del convegno è prevista per la seconda metà del mese di ottobre. I paper approvati e presentati al convegno saranno successivamente selezionati secondo il meccanismo della peer review per essere pubblicati, insieme alle relazioni dei keynote speakers, nel fascicolo 13 (annata VI, 2016) della rivista «Between», organo dell’Associazione. Se ne richiederà pertanto l’invio in tempo utile perché i curatori, congiuntamente al Comitato direttivo e alla redazione della rivista, possano allestire con cura le operazioni di lettura e valutazione, presumibilmente intorno alla metà di maggio 2016 (nella sede del convegno verrà comunicata con precisione la data ultima per la consegna dei saggi).