Addio Olmi, poeta del cinema

L’Italia piange un altro grande personaggio del nostro panorama culturale.

Il cinque maggio non è solo , tra le altre cose, un’ode scritta da Alessandro Manzoni nel 1821, in occasione della morte di Napoleone morto esule sull’isola di St. Elena, ma è anche la data targata 2018 della scomparsa del regista Ermanno Olmi, all’età di 86 anni.

Il regista bergamasco era ricoverato da alcuni giorni all’ospedale di Asiago e lascia un grande vuoto.

Nato a Bergamo il 24 luglio 1931, Olmi , nel 1978 vinse la Palma d’Oro a Cannes,  il premio più ambito della rassegna francese con “L’albero degli zoccoli, suo più grande capolavoro. Una pellicola strutturata in dialetto bergamasco,  dove tutti gli attori sono contadini e gente della campagna senza alcuna precedente esperienza di recitazione.

Centoottantasei minuti  di film nel mezzo delle campagne lombarde di fine Ottocento, una delle tante storielle che la nonna raccontava ad Olmi bambino.

Nove anni più tardi il successo a Venezia con “Lunga vita alla signora!”, bissato nel 1989 con “La leggenda del santo bevitore”.

Nel 2008, il regista aveva ricevuto anche il Leone d’oro alla carriera.

Riassumere una personalità come Olmi è difficile ma l’aggettivo che si può dare per uno della sua caratura è ‘eclettico’ poiché ruotava il suo interesse cinematografico rispetto a molti aspetti della vita comune delle persone.

Raccontava le piccole cose, la gente comune che non sempre aveva voce: era un visionario, un pacato signore imprevedibile poiché originale nel suo fare cinema, nel suo creare arte.