Imparare a “perdere il filo”per essere una farfalla

Volevo essere una farfalla” è il toccante diario di una affermata filosofa, Michela Marzano, docente all’università di Parigi, che sceglie di abbandonare saggi e scritti per raccontarci la storia della sua vita e dell’esperienza che, più di ogni altra, ha profondamente segnato la sua esistenza, il passaggio attraverso una malattia: l’anoressia.

” Lei è anoressica” le viene detto da una psichiatra quando ha poco più di vent’anni.”Quando finirà questa maledetta battaglia? ”  chiede lei anni dopo al suo analista.

“Quando smetterà di volere a tutti i costi far contente le persone a cui vuole bene” le risponde.

Attraverso questa personalissima testimonianza, l’autrice racconta la lotta di ciascuno di noi con il proprio lato oscuro e ci spiega che, per star bene, non serve ribellarsi a sé stessi, ma bisogna imparare a saper “perdere il filo”, a non incaponirsi, a non cercare a tutti i costi di essere coerente.

C’è in queste pagine tutta la sincera fragilità di una giovane donna, del suo desiderio di attenzioni, della sua silenziosa richiesta di aiuto.
L’anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L’anoressia è un sintomo che porta allo scoperto quello che fa male dentro. Ogni anoressia è diversa, ma è uguale, poiché, “non esistono anoressiche e bulimiche, esistono solo tante persone che utilizzano il cibo per dire qualcosa”.

Tuttavia, “Volevo essere una farfalla”, non è un libro sull’anoressia. È un diario di conversione alla vita. È un libro che parla di filosofia, una “filosofia che viene” e che si occupa della vita stessa e affronta il dolore, senza volerlo rimuovere, che dà spazio a tutte quelle cose spesso definite “piccole”, ma così infinitamente importanti, oscure, che conosciamo tutti, di cui non parla mai nessun filosofo.

La nostra vita è passione, alcune volte, desiderio inespresso e occulto.

Michela Marzano, Volevo essere una farfalla, Mondadori, € 17,50

G. P.