La Storia d’Italia attraverso i film di Alberto Sordi

Alessandro Ticozzi, giovanissimo autore, classe 1984, che nel 2007 si laurea al Dams di Padova, stagista presso la casa di produzione cinematografica e televisiva “Ciak 2000”, nel saggio “L’Italia di Alberto Sordi” (2009), edito da Fermenti, racconta la sua accesa passione per il cinema, in particolare per la commedia all’italiana. In modo chiaro, spontaneo. Il testo è infatti un’attenta ricostruzione della Storia italiana attraverso i film dell’italiano più famoso del nostro cinema.

Pregevole la prefazione di Gualtiero De Sanctis che auspica l’avvio di nuove ricerche critiche su storia della società e caratteri cinematografici, magari seguendo l’approccio dei Cultural Studies.

Interessante il paragone nell’Introduzione con Totò, o meglio con i suoi film, meno ancorati alla realtà sociale secondo l’autore rispetto a quelli di Sordi, in cui invece l’attore romano emerge proprio in relazione alla rappresentazione fedele dei costumi e della società che offre con i suoi personaggi, seguendo canovacci di maggior spessore.

L’Albertone Nazionale come maschera dunque, carattere tipico dell’italiano medio, specchio di una borghesia che, nei suoi film, è al tempo stesso termometro ironico della società e motivo di amarezza.

Si comincia dalla Roma papalina dell’800 con “Il marchese del Grillo”. Proseguendo con la Prima Guerra Mondiale e il periodo fascista, con gli affreschi storici de “La grande guerra” e “Una vita difficile”. Poi il boom economico con l’Alberto Sordi del fotoromanzo “Lo sceicco bianco” e dell’amicizia con De Sica, senza dimenticare il magnifico ritratto di “Un americano a Roma”. Per arrivare ai difficili anni di piombo con un Sordi che passa dai toni satirici a quelli più drammatici in “Un borghese piccolo piccolo”. Fino alla crisi della politica nazionale con lo scandalo Tangentopoli in “Assolto per aver commesso il fatto” del 1992.

Infine, il desiderio dell’attore di prendere le distanze dai problemi politici del Paese e di dedicarsi alle riflessioni sulla vecchiaia. E la sua penultima interpretazione in “Romanzo di un giovane povero” di Ettore Scola, che fornisce i più ricchi spunti sull’attualità sociale della disoccupazione giovanile e del gap generazionale, regala a Sordi un meritato Leone d’Oro alla carriera.

In questo saggio emerge il Sordi istrione, attore comico che però non dimentica la vena drammatica nella sua capacità di rappresentare un tessuto sociale controverso, in continua evoluzione e sempre diverso come le epoche che lo attraversano.

Il testo si chiude con le interviste a chi lo ha conosciuto e apprezzato personalmente: Mario Monicelli, Franca Valeri, Luigi Magni, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Paolo Bonolis.

Ticozzi spera in una rinascita della commedia italiana, abbandonando i toni più moralistici e recuperando invece la forza della satira. La stessa che Sordi ha portato avanti, con la consapevolezza che “la comicità e i comici possono raccontare la Storia d’Italia, come i libri di storia”.

S. A.